Prevenire il diabete di tipo 1 fin dai primi mesi di vita è un obiettivo ambizioso, nonché un approccio utile e innovativo rispetto alla cura e alla terapia. Secondo lo studio condotto dai ricercatori dell’azienda ospedaliera universitaria Meyer di Firenze, i bassi livelli di un aminoacido, la carnitina, sono correlati a problemi futuri di tipo metabolico.
Per questo l’utilizzo di un integratore a base dell’aminoacido scarso può aiutare a prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 1. Per lo studio i ricercatori hanno potuto analizzare una banca dati ricca e complessa, grazie allo screening allargato che il Mayer, per conto della Regione Toscana, garantisce a tutti i nuovi nati toscani e umbri per la ricerca di malattie metaboliche e genetiche rintracciabili nelle prime settimane di vita.
In questo modo è stato possibile studiare il profilo metabolico dei neonati e tenerlo monitorato per capire come si svilupperà durante la crescita. L’analisi ha confrontato i dati di 50 bambini a cui è stato diagnosticato il diabete di tipo 1 nei primi 6 anni di vita, con i dati di altri 200 bimbi senza problemi di diabete, e ha fatto emergere un elemento nuovo. “I bambini che svilupperanno questo tipo di diabete, rispetto alla popolazione di controllo, hanno valori più bassi delle carnitine”, spiega Sonia Toni, direttore del Centro Regionale di Riferimento di Diabetologia pediatrica.
“Questi bassi livelli di carnitina – afferma Toni – impediscono la distruzione dei linfociti T autoreattivi a livello del timo. La permanenza di questi linfociti T nel tempo innesca la reazione autoimmune che andrà a distruggere le beta-cellule del pancreas”.
Se questa ipotesi dovesse essere confermata e accertata, avremo a disposizione uno strumento importante per la prevenzione del diabete di tipo 1, potendo prevedere fin dai primi mesi di vita chi ha tutte le caratteristiche per svilupparlo in futuro. Inoltre permette anche di avere una spia sempre accesa, e di non arrivare impreparati a una eventuale diagnosi: capire in tempo che si tratta di diabete è importante per limitare i danni, la degenza e la sofferenza nei piccoli pazienti.
Eleonora M. Viganò
Fonte: Sole24ore