Si insiste sempre e ovunque sull’allarme “fattori di rischio”: obesità, sedentarietà, stili di vita scorretti e alimentazione ricca di zuccheri e grassi. Eppure vi sono alcune persone che, sebbene siano in possesso di questi fattori precursori del diabete, non arrivano alla malattia. I ricercatori si sono quindi chiesti il perché di questo comportamento e, grazie alle loro domande e alle ipotesi dalle quali sono partiti per rispondere, hanno scoperto un sistema di protezione a livello cellulare.
In particolare, lo studio è iniziato grazie all’osservazione di Gennaro Clemente, chirurgo e ricercatore dell’Università Cattolica: asportando i tumori dalla testa del pancreas ha notato che alcuni pazienti sviluppavano il diabete e altri no. Perché? Andrea Giaccari, professore associato di Diabetologia del Gemelli, Consigliere Nazionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) e coordinatore del gruppo di ricerca italiano, ha quindi studiato i pazienti per scoprire cosa differenziasse quelli che sviluppano il diabete nel post-operatorio da quelli che mantengono una condizione di normoglicemia. Tersa Mazza, ricercatrice del Gemelli e primo nome dello studio, ha quindi analizzato la porzione di pancreas asportata chirurgicamente.
I ricercatori hanno osservato che alcune cellule produttrici di glucagone, in situazione normali, si trasformano a seguito dell’intervento e producono insulina per difendersi dal diabete. Queste cellule sono state chiamate “trans” e hanno permesso alle persone operate di mantenere livelli normali di glicemia anche in presenza di fattori di rischio. Quello che si è scoperto, quindi, è una sorta di flessibilità tra i due tipi cellulari che compongono il pancreas: le cellule beta producono insulina, l’ormone che riduce la glicemia; le cellule alfa producono glucagone, l’ormone che alza la glicemia. In situazioni di bisogno, in alcune persone, un tipo cellulare si trasforma nell’altro.
“Con questa analisi abbiamo evidenziato come le cellule alfa aumentino di numero, regrediscano a uno stato primordiale perdendo la memoria di quello che sono”, spiega Andrea Giaccari. “In un secondo momento, si ritrasformano in cellule beta. Quindi, le cellule alfa che producono glucagone cambiano ‘vocazione’ trasformandosi in cellule che producono insulina. È con questo meccanismo che alcune persone riescono spontaneamente a evitare il diabete. Il prossimo passo è continuare la ricerca sul modello animale, per identificare i meccanismi molecolari alla base della trasformazione e, infine, verificarli nell’uomo. Ma l’importanza dei primi risultati dello studio ci ha spinti a condividerli con tutta la comunità scientifica”.
Grazie a queste ricerche si potrà approfondire e sfruttare a fini terapeutici la capacità di trasformazione delle cellule che consente di evitare il diabete stesso e non semplicemente curarlo. Ovviamente, questo non significa che ci si potrà abbuffare e stare sdraiati sul divano: la dieta sana e l’esercizio fisico costante restano comportamenti fondamentali per mantenere una buona qualità di vita e uno stato di salute soddisfacente.
Eleonora M. Viganò
Fonte: RaiNews