Dimmi come dormi

 

Il sonno cattivo, sia per qualità che per quantità, compromette molte nostre funzioni come quella cognitiva, la memoria e in alcuni casi dà origine a comportamenti errati in campo alimentare. Chi dorme poco o male tende a mangiare di più durante il giorno, con conseguenze sul peso, che possono aggravarsi fino ad arrivare a problemi metabolici, uno su tutti il diabete di tipo 2.

Da uno studio americano si è visto che chi dorme 5 ore per notte, anziché 8, ingrassa. L’indice di massa corporea aumenta del 3,6%. Alle regole dello stile di vita sano occorre quindi aggiungere quella del buon sonno. Esercizio fisico e dieta sono fondamentali, ma per essere efficaci e a ritmo con il proprio corpo devono essere accompagnati da sonno sufficiente in termini di ore, ma anche qualitativamente valido. Si può infatti dormire tecnicamente 8 ore di orologio, ma a seguito di micro risvegli, russamento e altri problemi, magari le ore effettive diventano 4 o 5.

La riduzione delle ore di sonno per esempio induce resistenza all’insulina, favorendo il diabete di tipo 2: in alcuni studi si è proprio verificata un aumento della resistenza all’insulina nelle cellule adipose di chi dorme solo 4 ore e mezzo per notte ripetutamente. Inoltre, chi non dorme abbastanza ha un’alterazione in due ormoni: leptina, prodotta dal tessuto adiposo e che dà il segnale di sazietà, e la grelina, prodotta dallo stomaco e che stimola la fame. Quando si dorme poco succede che cala il primo ormone e aumenta il secondo, con la conseguenza che durante il giorno si ha più appetito e si è spinti a mangiare di più.

La nostra società ci spinge verso una deprivazione di sonno, complice anche la tecnologia e la possibilità di estendere hobby e lavori anche durante la notte. Quello che si dovrebbe però considerare è che il sonno migliora le funzioni cognitive e quindi dovrebbe essere ben visto anche al livello professionale. Con buon sonno si prendono decisioni migliori, si programma meglio e si mangia meno.

Eleonora M. Viganò

Fonte: La Stampa