Uomini con diabete: ricercatrice in Sociologia raccoglie interviste

Il diabete non è certo un tema da affrontare solo da un punto di vista strettamente medico. Scienze Sociali e Medicina possono collaborare verso un comune obiettivo: comprendere l’esperienza di chi convive con patologie croniche, e impegnarsi ad analizzarne gli specifici bisogni. Un impegno concreto in questo senso è dato dalla ricerca di Valeria Quaglia, una giovane dottoranda in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale all’Università degli Studi di Milano e all’Università degli Studi di Torino. Una ricerca per cui è richiesta la preziosa partecipazione di un campione di uomini con diabete, di età compresa tra i 20 e i 55 anni.

Gli uomini con diabete di tipo 1 e 2 che rientrano nella fascia d’età indicata potranno partecipare a una serie di interviste a scopo scientifico centrate sull’impatto della patologia sul vissuto. Si tratterà di un’intervista singola, anonima, che potrà svolgersi all’Università degli Studi di Milano, nell’abitazione del paziente, o anche attraverso Skype.

Gli argomenti dell’intervista riguarderanno la gestione del diabete nella vita di tutti i giorni. A spiegare i motivi dell’importanza di un’analisi scientifica del tema sono innanzitutto i dati.

“Secondo la rilevazione dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) del 2015 – spiega la Dr.ssa Quaglia – il diabete si qualifica come una delle condizioni croniche più diffuse in Italia, che coinvolge il 5,4% della popolazione italiana. Vale a dire: circa 3 milioni di persone. Sia secondo i dati delle ricerche italiane, sia secondo i dati internazionali, il numero di persone con il diabete è in costante aumento. Si tratta quindi di una condizione cronica vissuta da un numero sempre più elevato di persone, che quindi richiede l’attenzione della ricerca scientifica su diversi fronti: prevenzione, cura, ma anche gestione della malattia nella vita di tutti i giorni”.

Quali sono gli obiettivi? La gestione quotidiana della patologia è appunto il focus della ricerca. “Partiamo da una definizione di malattia – specifica la ricercatrice – che comprende un insieme complesso di condizioni biologiche e sociali, organiche e culturali”. È quindi fondamentale un approccio interdisciplinare, in grado di analizzare l’intreccio di fattori che rende l’impatto del diabete una “biological disruption”. Ovvero un “punto di discontinuità” nel percorso di vita delle persone, capace di segnare un “prima” e un “dopo” la diagnosi. Il fatto che il campione interessato sia di soli uomini con diabete, risponde al fatto che la ricerca si inserisce nei cosiddetti Men’s Health Studies. Ovvero studi dedicati alla specificità dell’esperienza maschile di malattia, e ai complessi modi in cui gli uomini vivono e costruiscono le loro identità in rapporto ad essa.

Le informazioni saranno raccolte in forma anonima, e verranno utilizzate per contribuire alla conoscenza e allo studio del diabete a partire dalla voce di chi ne fa un’esperienza più diretta. È invitato a partecipare sia chi con il diabete convive da più tempo, come in molti casi di diabete di tipo 1, sia chi ha avuto l’esordio in età più adulta, come in molti casi di diabete di tipo 2.

Tutti gli uomini interessati a partecipare alla ricerca, o desiderosi di avere maggiori informazioni, possono rivolgersi a:

Valeria Quaglia – Ph.D Candidate in Sociology and Methodology of Social Research

Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Torino

Email: valeria.quaglia@unimi.it

Aura Tiralongo