Il film Philadephia di Jonathan Demme ci restituisce una perfetta idea di ciò che è accaduto a Christian, ragazzo di 22 anni residente a Calcinate, in provincia di Bergamo: “questa è l’essenza della discriminazione: il formulare opinioni sugli altri non basate sui loro meriti individuali, quanto alla loro appartenenza a un gruppo con presunte caratteristiche”. Il gruppo al quale ci riferiamo è quello dei diabetici e la discriminazione è di tipo lavorativo. Christian, un diploma di meccanica in tasca e il suo “lettore mp3” – come lo definisce lui – per la somministrazione di insulina attraverso microinfusione, era infatti riuscito a superare la selezione per il ruolo di postino a Trescore Balneario, nel bergamasco, con un contratto di tre mesi per poco più di 1000 euro al mese. Eppure poco prima di iniziare il nuovo lavoro Christian si sente rifiutato dalle Poste perché “non assumiamo diabetici”. Il giovane non si arrende: dapprima si rivolge al suo diabetologo che certifica e dichiara l’idoneità al lavoro di Christian, ma ancora non basta e il giovane fa presente questa vicenda alla Società Italiana di Diabetologia : “non sono un invalido e ho sempre lavorato”.
La notizia è arrivata nelle stanze della politica, all’associazione Diabete onlus, che si è impegnata attivamente per fare luce sul caso, e infine anche all’opinione pubblica attraverso i media. Poco prima di Pasqua, il giovane è riuscito a modificare il verdetto delle Poste e soprattutto a far comprendere a tutti che con il diabete si può svolgere qualsiasi attività grazie all’insulina e ai farmaci a disposizione del malato. Il giovane ha iniziato il 2 aprile con un breve corso di formazione e un contratto di 3 mesi, che spera possa diventare qualcosa di più. Come ricorda Stefano del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia, “tra le 250.000 persone con diabete di tipo 1 vi sono atleti, scalatori, ciclisti, calciatori professionisti, top manager, Senatori e Deputati della Repubblica. Ognuna di queste 250.00 persone affronta quotidianamente, come ogni altro cittadino, il proprio lavoro, la famiglia, la vita sociale”.
Non dimentichiamo inoltre che la legge tutela la persona con diabete e lo fa da ben 25 anni.
Eleonora M. Viganò
Fonte: Il Giorno, 30 marzo 2013