4 febbraio
(dal diario di Mattia )
Sveglia ore 7.00.
Il tempo è nuvoloso e grigio, pazienza il meteo l’aveva previsto.
Alle 7.30 i ragazzi fanno il briefing con i diabetologi per stabilire la strategia per la terapia insulinica in relazione alla colazione ed alle attività della mattinata. Qualcuno è ancora assonnato, altri invece più reattivi e quindi operativi pronti in entrambi i casi per affrontare la nuova giornata. In un angolo della sala da pranzo abbiamo sistemato la postazione con i carboidrati semplici ad assorbimento rapido e complessi a lento assorbimento che servono per integrare lo “zaino salvavita”, assolutamente indispensabile e sempre presente con noi, tutto ciò sotto la vigile supervisione di Monica (la dietista), al fine di insegnare ad ogni ragazzo a scegliere i carboidrati più efficaci in relazione alle situazioni che andranno ad affrontare.
Alle ore 9.15 si raggiunge il Comune di Luserna attraverso la strada provinciale che qui si ferma e muore. Qui vive una minoranza linguistica “cimbra” reduce da un antico ceppo di minatori tedeschi trasferitosi dalla Germania nel 1700 ed in questi luoghi avevano trovato lavoro nelle miniere d’argento.
Nella piazza, incontriamo, la nostra guida-accompagnatore di ciaspole, Claudio, per la nostra uscita di oggi sotto lo sguardo curioso dei “paesani”. Indossate le ciaspole, dopo l’iniziale controllo della glicemia, ci avviamo verso i forti della Iª guerra mondiale di Belvedere e di Campo.
Al primo pit-stop ci sono problemi con una iperglicemia: rapido consulto tra i due diabetologi e conseguente bolo supplementare per il malcapitato!
Claudio, la guida che ci accompagna, si interessa alla nostra patologia, sempre curioso visto che ha fatto dei test attraverso la specialità del Nordic Walking assieme a Paolo ed alla locale Associazione trentina dei diabetici. Lo spettacolo degli alberi innevati e dei paesaggi è suggestiva quanto mai rilassante e rigeneratrice di energie mentali ma non solo. Si inizia a sentire la fatica e decidiamo una sosta e un ulteriore controllo glicemico.
Chi mangia, chi beve ed il nostro Giacomino tira un’“ostrega” tipica imprecazione veneta per la sua persistente iperglicemia, nonostante lo sforzo fisico.
I dottori, all’unanimità fanno cambiare il catetere del microinfusore a Giacomino. Il panorama è bello ed il tempo si apre un po’. Arriviamo al forte e ci lanciamo in una discesa che ci porta a malga Campo e da lì al traguardo dopo circa una decina di chilometri percorsi. Siamo in ritardo sulla tabella, ma Claudio, dopo aver casualmente incontrato il Sindaco di Lucerna ce lo presenta e Marco e Paolo spiegano le attività coinvolgendo il Sindaco, insomma una presentazione semi ufficiale sul tema del diabete e lo sport.
Il tempo incalza, tre quarti d’ora per mangiare e poi alle 13.30 lezione di snowboard con il maestro. Mangiamo praticamente ingurgitando l’intero pranzo, e dopo un veloce cambio di indumenti, ci presentiamo al ritiro dei materiali.
Facciamo conoscenza con Freddy, il nostro simpatico maestro di “snow” che ci accompagnerà nelle nostre 3 lezioni. Lo snowboard fatto su un campo scuola, senza l’ausilio dello skilift, seppur con un bel piatto di gnocchi e carne in pancia, provoca in tutti noi ipoglicemie, compresi gli sportivoni dell’ADIQ Mattia e Paolo. Sosta obbligatoria e assunzione di carboidrati semplici e complessi, per ripartire con rinnovato impegno con le tecniche fondamentali dello snowboard. Siamo tutti entusiasti con un po’ di mal di sedere per le cadute varie, ma già al termine della prima lezione i miglioramenti non tardano ad apparire, quasi 20 mt. senza cadere. A metà pomeriggio smettiamo i panni dell’atleta e dopo merenda ci immergiamo nel lavoro di gruppo.
Questa volta si lavora in coppia, ma la cosa prende così tanto piede e coinvolgimento che continua a tavola e dopo cena, fino al briefing serale per il resoconto giornaliero con i diabetologi.
Poi alle 23 ci accorgiamo che ha iniziato a nevicare, tutti a letto.
Solita camera ADIQ pessimista aspetta la baldoria notturna. I ragazzi stanchi li sentiamo iniziare a russare, noi non ci crediamo e nell’incredulità ci addormentiamo.