Una vita di passioni: intervista a Valentina Marallo 

“Non sono molto brava ad andare a mano libera…” 
“Allora iniziamo da una cosa semplice, che poi semplice non è: come è stato il tuo esordio?” 

Inizia così il dialogo con Valentina Marallo, che proprio quest’anno, all’età di 28 anni ne ha compiuti anche 25 di diabete. Un esordio “classico” lo definisce, fatto di dimagrimento improvviso, fame continua e un eccesso di sete. Il pediatra capisce subito di cosa si tratta e manda Valentina nel neonato reparto di diabetologia dell’Ospedale di Napoli. 

E poi? 

“I miei si sono guardati in faccia e si sono detti ‘ora si inizia a lavorare’. Perché per loro era importante che io vivessi al meglio la mia condizione, soprattutto dal punto di vista sociale. Ho davvero da ringraziarli perché se c’è una cosa che non ho mai sentito come un peso è la parte relazionale di questa vita. Sono stata molto fortunata perché non ho subito discriminazioni, anzi, da bambina i compagni di classe facevano a gara per accompagnarmi in bagno e fare la puntura.” 

Valentina ha vissuto una vita piena, fatta di passioni come il nuoto, la fotografia e i cani. Dumbo, uno dei suoi cagnolini, siede tranquillo dietro di lei per tutta l’intervista. 

“Ora è anziano e soffre di Alzheimer, ma quando eravamo più giovani sapeva riconoscere le mie ipo e le mie iper senza che io glielo avessi insegnato, era assurdo. Ho sempre avuto un rapporto speciale con i cani, anche per questo ho deciso di intraprendere la carriera di educatrice cinofila e capire meglio come fosse possibile tutto questo. Il mio sogno ora è specializzarmi nell’agonismo perché la mia passione per lo sport resta fortissima.” 

Non tutte le sue passioni però sono ancora nella sua vita. Il nuoto, ad esempio, non lo è più da un anno e mezzo, proprio a causa del diabete. 

“Avevo intenzione di mettere il microinfusore, ne avevo scelto anche un impermeabile apposta, però non ha funzionato, mi si sono rotti diversi sensori e non me la sono sentita di continuare. Ne sento tantissimo la mancanza e noto l’impatto che lo smettere ha avuto. Proprio per questo penso che non si accetti mai il diabete. Come si fa ad accettare qualcosa che ti ferma, che ti impedisce di fare cose? Perché alla fine questo fa la malattia: ti limita. È come una piantina grassa che qualcuno ti regala e che tu non hai chiesto, ma che fai? La fai morire? Certo che no. Però tenerla in vita ti costringerà ad altre routine, a trovare strategie e pianificare la tua vita diversamente.” 

Nonostante tutto, questa piantina non richiesta Valentina l’ha curata per 25 anni e continuerà a farlo mentre dà il massimo per vivere le sue passioni. Un esempio di forza e spirito di adattamento che le parole possono descrivere solo in parte. Ma almeno ci abbiamo provato, perché, come ci ricorda prima di salutarci provarci è tutto nella vita. Specialmente quando hai questa piantina grassa in mano.