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IL PROGETTO NORDIC WALKING DIAB
Camminata nordica, sport del benessere
E’ noto che gli sport fanno bene a chi ha il diabete, ma ce n’è uno -ancora non molto conosciuto, ma in ascesa- che può dare peculiari benefici: è il nordic walking, quella particolare camminata sportiva, eseguita con l’ausilio di speciali bastoncini, che ha le sue origini in Finlandia negli anni Trenta del secolo scorso.
Nasce da questa premessa il Nordic Walking Diab, un nuovo progetto che coinvolge la Scuola italiana nordic walking e alcuni centri di diabetologia italiani, con la sponsorizzazione di Bayer, e che intende formare istruttori diabetici preparati per l’insegnamento e la pratica di questa attività con i pazienti. La selezione dei candidati ai corsi avviene attraverso le indicazioni dei centri diabetologici partecipanti, che propongono soggetti con buon andamento glicemico: si pensa per ora a tre-quattro persone l’anno, fino ad arrivare a una ventina di istruttori. I centri pilota aderenti al progetto sono di varie parti d’Italia: Verona, (responsabile Carlo Negri); Treviso (Massimo Orrasch); Milano (Nicoletta Musacchio); Perugia ( Massimo De Feo); Roma (Simona Frontoni).
In aprile, a Bellamonte, in Val di Fiemme, la Scuola terrà il primo corso, di tre giorni (senza spese per i partecipanti), per l’ottenimento della qualifica di istruttore di nordic walking: sono invitati a partecipare anche i diabetologi. Poi, presso i centri diabetologici, saranno organizzati gli incontri con i pazienti selezionati per l’apprendimento del nordic walking. Gli incontri saranno bisettimanali, della durata di un’ora e mezza, e il diabetologo di riferimento sarà presente per il monitoraggio della glicemia, che deve essere controllata prima, durante e dopo l’attività motoria. I valori saranno inseriti in una banca dati che sarà poi analizzata alla fine del periodo, cioè dopo circa sei mesi. Dal confronto tra i dati raccolti si potrà ricavare una valutazione complessiva della efficacia del lavoro svolto.
“Sono sicuro che avremo riscontri eccellenti -dice Pino Dellasega, fondatore della Scuola italiana nordic walking e responsabile della gestione del progetto insieme con Fabio Moretti- Questo è uno sport facile, adatto a tutti, che interessa il 90% della muscolatura: è una camminata con in più la spinta delle braccia, che fa muovere anche la parte alta del busto. E’ stata scelta questa disciplina, perché, mettendo in moto tutti questi muscoli, fa sì che il consumo energetico aumenti, e migliorino tutti i fattori metabolici e cardiovascolari. Non è difficile, ma richiede una tecnica particolare, molto accurata, perché il movimento deve essere fatto correttamente se si vuole il massimo dei benefici. L’idea del progetto è di formare persone che prima di tutto conoscano bene i problemi dei diabetici per poter insegnare loro con consapevolezza. L’intenzione è poi di allargare il più possibile l’iniziativa coinvolgendo altri centri, tenendo conto che ormai questo sport comincia a richiamare l’interesse di migliaia di persone. La nostra filosofia di fondo è la prevenzione: dobbiamo far camminare tutti, a cominciare da chi sta bene”.
Coordinatore e ideatore (insieme con il master trainer di nordic walking Claudio Slomp) del N.W. Diab è Paolo Cristofoletti, che è anche presidente dell’Associazione trentina diabetici e collaboratore di Adiq (Associazione diabetici in quota). “Il nostro obiettivo -dice- è portare quanti più diabetici possibile a fare attività fisica, perché più se ne fa, meno insulina si deve introdurre in corpo e meglio si sta”. Cristofoletti parla per esperienza diretta: è istruttore di nordic walking dal 2009 (e collaboratore della Scuola italiana) e da diversi anni pratica questa disciplina, di cui ha sperimentato i benefici sul controllo del suo diabete: “Facendo nordic walking -racconta- ho visto che consumavo più calorie, quindi avevo meno zuccheri nel sangue, avevo bisogno di meno terapia, stavo meglio durante la settimana e allora mi son detto: divento istruttore per portare questo credo fra i diabetici”. Il Nordic Walking Diab è dunque un importante passo, che sta già suscitando curiosità anche in altri centri diabetologici non coinvolti nell’esperimento pilota e a cui non si può che augurare buona fortuna.