La cura di un’ulcera plantare prevede che sia curata l’ulcera ed eliminata la causa, nel nostro caso l’iperpressione. Il primo passo sarà quindi il cosiddetto “debridement” dell’ulcera che consiste nell’eliminare tutti i tessuti non vitali fino ad arrivare a tessuti ben sanguinanti (figura 5).
Spesso questo approccio è mal compreso e quindi mal accettato dal paziente: infatti l’ipercheratosi può mostrare solo una piccola ulcerazione e la manovra di debridement evidenzia l’ulcera sottostante che ha una dimensione molto più vasta. Questa manovra è tuttavia indispensabile: l’ipercheratosi non è un tessuto vitale capace di rigenerare cellule viventi e tende anzi a soffocare il tessuto vitale sottostante.
Se non si elimina l’ipercheratosi non si avrà mai guarigione dell’ulcera. Ma il debridement è solo il primo passo nella cura: se anche abbiamo fatto un bellissimo debridement e una splendida medicazione ma rimettiamo il piede medicato in una scarpa qualsiasi, non avremo eliminato la causa che ha prodotto l’ulcera, e cioè l’iperpressione, che continuerà ad offendere l’ulcera anche se medicata. Un passo indispensabile sarà quindi lo scarico del piede.
Il riposo a letto o l’uso della carrozzella sono difficilmente compatibili con il lungo tempo necessario a guarire l’ulcera: basti pensare alla necessità di alzarsi di notte e prendere la carrozzella per andare in bagno.
La terapia ottimale, in termini medici “gold standard”, è un apparecchio che scarica completamente il piede pur permettendo una relativa mobilità.
È stato merito della scuola Italiana aver individuato materiali a rigidità modulabile in grado di adeguarsi entro certi limiti alle normali variazioni della circonferenza del piede e della gamba (figura 6 ). L’uso di questi apparecchi consente una guarigione dell’ulcera plantare in percentuale molto elevata e in tempi relativamente brevi.Nei soggetti in cui è controindicato l’uso dell’apparecchio di scarico (vene varicose, instabilità posturale, ulcera o amputazione pregressa dell’altro arto, cecità) può essere usata una scarpa preformata con un plantare convenientemente scavato in corrispondenza della zona ulcerata (fìgura 7). Deve essere chiaro comunque che con l’uno e con l’altro la deambulazione deve essere limitata il più possibile. |