La dieta mediterranea resta la migliore

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UNO STUDIO SULLA SANA ALIMENTAZIONE

La dieta mediterranea resta la migliore
Il nostro classico regime a basso contenuto di carboidrati allontana l’uso di farmaci ipoglicemizzanti e continua a essere il più consigliabile per la cura del diabete di tipo 2 e per la prevenzione delle complicanze

In uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, Esposito e collaboratori hanno confrontato l’efficacia di una dieta mediterranea a basso contenuto di carboidrati (carboidrati complessi < 50% dell’apporto calorico giornaliero, ma con contenuto di grassi ≥ 30%) rispetto a una a basso contenuto di grassi (< 30% dell’apporto calorico giornaliero con grassi saturi < 10%) in pazienti con diabete di tipo 2 in sovrappeso (Bmi >25), con valori di HbA1c < 11% e non trattati con alcun farmaco. Ricordiamo che il Il Bmi (body mass index, indice di massa corporea) si ottiene dividendo il peso, espresso in chilogrammi, per il valore in metri dell’altezza elevato al quadrato.
I grassi presenti nella dieta mediterranea testata erano rappresentati essenzialmente da grassi monoinsaturi (25-50 g di olio di oliva). Secondo il protocollo di studio, la terapia farmacologica ipoglicemizzante doveva essere iniziata con valori di HbA1c > 7%.
Dopo 4 anni dall’inizio dello studio, un numero significativamente minore di  pazienti assegnati alla dieta mediterranea (44%) rispetto a quello dei pazienti sottoposti a una dieta povera di grassi (69%) ha richiesto un trattamento con farmaci ipoglicemizzanti. La dieta mediterranea ha determinato, inoltre, una maggiore diminuzione del peso corporeo e un maggior incremento della sensibilità all’insulina e della concentrazione plasmatica di adiponectina. Anche i fattori di rischio cardiovascolare sono stati influenzati positivamente dalla dieta mediterranea con una maggiore riduzione del colesterolo totale, dei trigliceridi e della pressione arteriosa e un incremento del colesterolo Hdl.
I risultati della ricerca confermano ancora una volta la superiorità della dieta mediterranea nella cura del diabete mellito di tipo 2 e nella prevenzione delle complicanze cardiovascolari. Per approfondire: Esposito K. e altri, "Effects of a Mediterranean-style diet on the need for antihyperglycemic drug therapy in patients with newly diagnosed type 2 diabetes. A randomised trial", Ann Intern Med 2009; 151: 306-14.

La modernapiramide alimentare

La terza conferenza internazionale del Ciiscam (Centro interuniversitario internazionale di studi sulle culture alimentari mediterranee), tenutasi recentemente a Parma nell’ambito delle celebrazioni ufficiali della Giornata mondiale dell’alimentazione, in collaborazione con l’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) e con l’Università degli studi di Parma, è stata dedicata alla “dieta mediterranea come modello di dieta sostenibile”. Nell’occasione è stata presentata la nuova piramide della dieta mediterranea moderna, un modello grafico di sintesi dei principi del mangiar sano, che specifica quali cibi preferire, in quali quantità e con quale frequenza è opportuno assumerli. Lo potete vedere in queste pagine: si tratta di una versione più aggiornata e dettagliata della piramide alimentare che molti dei nostri lettori ben conoscono.
Il Ciiscam precisa che lo schema nutrizionale è rivolto a tutti gli individui di età compresa tra i 18 e i 65 anni” e che deve essere affiancato da un’attività fisica regolare, la cui importanza è definita “basilare”. Il Ciiscam propone la candidatura della dieta mediterranea come “patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco”, l’organizzazione culturale dell’Onu.

CHILI DI TROPPO E RISCHI PER IL CUORE

Se il peso va su e giù

Da uno studio comunicato durante la Conferenza Epi/Pnam 2010 (Cardiovascular disease epidemiology and prevention, nutrition, physical activity and metabolism 2010) emerge che le modificazioni cicliche del peso corporeo, osservate nell’arco di due anni in soggetti in sovrappeso, non aumentano il rischio di eventi coronarici o cerebrovascolari o di mortalità cardiovascolare, rispetto a soggetti pure in sovrappeso ma con peso stabile. Questa notizia (Waring M.E. e altri, Weight cycling and overall weight status during middle age and incident cardiovascular disease events and all-cause and cardiovascular mortality, Epi/Pnam 2010, Abstract P138), che viene a correggere opinioni diverse espresse in passato, se confermata, può essere di conforto per coloro che, essendo in sovrappeso, cercano di ridurre il loro peso corporeo, andando incontro a frequenti recidive per la difficoltà di mantenere nel tempo le modificazioni dello stile di vita impostate inizialmente. (P.B.)