Trovare i propri fondamentali: intervista a Elena Facchini 

Quando incontriamo Elena Facchini la domanda sorge spontanea: “Sei davvero così calma come sembri?”.

È la calma di quattro anni a contatto con il diabete. Ma all’inizio non lo ero affatto, fingevo per mia figlia Clara”. 

Clara ha avuto l’esordio a soli sette anni, durante la pandemia di Covid-19

“Ero terrorizzata, ero incavolata, mi sembrava una presa in giro perché poi io ero una di quelle mamme super salutiste, che non ha dato la cioccolata a Clara prima dei due anni. Niente caramelle, solo dolci fatti in casa senza zucchero. Pensavo fosse un brutto scherzo del destino“. 

Cosa ha permesso, dunque, a Elena di uscire dal loop del panico? 

Trovare i propri fondamentali, dice, quelle rocce a cui attaccarsi per sentirsi al sicuro nel lungo e travagliato viaggio che è la diagnosi di diabete di tipo 1

La prima roccia è forse la più complessa: trovare il dispositivo più adatto a Clara e alla routine familiare. Per la famiglia Facchini, dopo alcune prove, il microinfusore si è rivelata la migliore soluzione per tutte e tutti.  

“Con il microinfusore Clara è molto più indipendente. Quando ancora faceva le iniezioni dovevo andare io a scuola per fargliele, anche quando ormai aveva imparato perché le maestre non permettevano che una bambina le facesse da sola. Per due anni ho dovuto mettere da parte tutto, il lavoro, me stessa, la figlia più piccola. C’era solo il diabete di Clara…” 

“…e poi cos’è successo?” 

“Ho dovuto riprendere dello spazio per me. Mio marito ha iniziato a imparare a fare le iniezioni perché la sera, una volta alla settimana, andavo a danza, un momento solo per me. E poi Clara è cresciuta. È dovuta crescere in fretta. Ma ora può autogestirsi e io fare un passo indietro ed esserci solo in caso di bisogno e per di più la notte mio marito è di grande supporto.” 

La seconda roccia è altrettanto cruciale: trovare i gruppi di supporto.  

“Mi indicarono dei gruppi di Facebook come “Mamme Diabete” ed è stato fondamentale perché c’erano tantissime mamme esperte, e che ti rispondevano H24 – essendo mamme di diabetici c’è sempre qualcuno sveglio anche di notte. I gruppi e le attività dell’Associazione Giovani Diabetici mi hanno fatto sentire meno sola, sono e siamo stati fortunati”.

Quattro anni di esperienza e due fondamentali: è quello che ha permesso a Elena oggi di essere più serena e lasciare un ultimo messaggio. 

 “Per chi è all’inizio, per chi è spaventato o disperato e non sente di farcela più: alla fine ce la si fa. I primi mesi sembra impossibile, vengono fuori le paure più grandi e terrorizzanti. È difficile, è pesante, è molto stancante, però alla fine entra nella routine familiare e con un po’ di fatica riesce quasi a fare tutto. È una promessa”.