Un capodanno diverso

1 gennaio 2004

“Quando tu vedi, gli uomini appaiono differenti. Il piccolo fumo ti aiuterà a vedere gli uomini come fibre di luce. Fibre di luce? Sì, fibre, come bianchi fili di ragnatela. Fili sottilissimi che vanno dalla testa all’ombelico. Un uomo sembra così un uovo di fibre in movimento. E le braccia e le gambe sono come setole luminose, emesse in tutte le direzioni”
(Carlos Castaneda, Separate Reality)

Un capodanno diverso e finalmente anche un po’ di riposo per Mattia, Ivan e Pietro. Nell’ultima giornata del 2003 hanno raggiunto il bivacco fisso nelle immediate vicinanze del Cerro Cristal, sul ghiacciaio Upsala. Quando si parla di bivacco fisso, di una costruzione, viene da pensare ad uno spicchio di cielo rinchiuso ed addomesticato da quattro mura ed un tetto, magari arricchito da un focolare che riscaldi l’ambiente … niente di più fuorviante! I nostri amici sono rattrappiti, sottovuoto spinto, in un box di 3 metri per 3, una specie di cuccia per orsi (animali o uomini?), in ogni caso sempre meglio della tendina sbattuta dal vento ed esposta alle intemperie, a nudo sul giaccio. Il tempo, già ieri, è peggiorato sensibilmente: vento incessante, sferzante e stordente aggiunto a pioggia e scarsa visibilità. Poco male, Mattia e gli altri sono ora al coperto, stretti ma al caldo (relativo!) con la possibilità di recuperare le forze per chiudere l’attraversata. Infatti sono giunti oramai alla fine: una ventina di chilometri li separa dalla fine delle difficoltà, quando la distesa ghiacciata lascerà nuovamente spazio alla terra, ad un accenno di natura meno aspra, desolata e severa, al sentiero che li condurrà alla Estancia Cristina, ultima loro tappa. Stamani, al telefono, Mattia riferiva che sono in anticipo rispetto alla tabella di marcia e che perciò hanno a disposizione tempo e cibo per tentare una digressione. Se le condizioni atmosferiche glielo concederanno, tenteranno una perlustrazione dell’altopiano Italia (lato orientale del ghiacciaio Upsala) per ammirare il Cerro Don Bosco e il Cerro Torino. Nomi italiani per montagne argentine, un legame toponomastico che rivela intrecci di vissuti d’altri tempi, storie di esplorazioni avventurose e di uomini curiosi del mondo. Parliamo di Padre De Agostini fra tutti, tanto per citarne uno, ma molti sono ancora i nomi di italiani che hanno concretizzato la loro sete di scoperta in terra patagonica. Forse tra qualche giorno anche Mattia, Ivan e Pietro si sentiranno parte di quel mondo alla fine del mondo. Per un breve e fuggente istante, i loro destini, la loro amicizia faranno parte della storia della Patagonia e dello Hielo Continental Sur. Per parlare di diabete, alle volte, è più semplice raccontare della vita, delle esperienze e delle difficoltà di ciascuno di noi.

Hasta luego.

Profilo metabolico di Mattia: in questi due giorni di relativa quiete e di riposo in bivacco, Mattia è tornato alle tre iniezioni quotidiane pur mantenendo dimezzato l’apporto insulinico giornaliero (mattino 3 u. lispro + 2 u. intrmedia; pranzo/pomeriggio 3 u. lispro + 3 u. intermedia; cena 3 u. lispro).

ADIQ