Personaggi
Una vita normale è possibile
Sessant’anni e non sentirli
Giovanni Maule ha raggiunto le 71 primavere, è diabetico da quando era ragazzino e oggi festeggia sei decenni di convivenza serena con una condizione che è riuscito a gestire e a domare, diventando un esempio positivo anche per gli altri
Quella di Giovanni Maule è una bella storia. Cominciata in modo allarmante molti anni fa, ma trasformatasi poi in una vicenda esemplare, a cui guardare con fiducia e speranza. Infatti, il signor Giovanni, di Malo, in provincia di Vicenza, festeggia, con il 2008, oltre al suo settantunesimo compleanno, anche sessant’anni di convivenza con il diabete: li festeggia -proprio così- perché sono stati anni di vita piena, serena, normale, nel corso dei quali il diabete è stato domato e tenuto sempre sotto controllo. “E oggi sto bene, sono ancora in gamba e non ho complicanze, sto anche per rinnovare la patente” dice, non senza un pizzico di orgoglio, il signor Maule.
L’inizio non fu certo facile, quando il piccolo Giovanni, undicenne, mentre frequentava il collegio di Asolo (in provincia di Treviso), dopo una tonsillite trascurata, si accorse di avere una sete continua e anormale e di provare una grande debolezza fisica. Era il 1948: allora l’analisi diagnostica principale era il test della glicosuria (“l’esame del sangue si faceva, ma ci voleva una settimana per avere il risultato”, ricorda Giovanni) e dai valori glicemici delle urine i medici capirono subito che si trattava di diabete.
Accompagnato dal padre, Giovanni cominciò allora una sorta di tour degli ospedali: l’Ospedale del bambino di Milano, poi Brescia, poi Roma, poi Padova, Verona, Locarno in Svizzera, Vicenza. Gli capitò anche un coma diabetico, che richiese un ricovero di un mese.
Rievoca Giovanni Maule: “Sono stati necessari tanti ricoveri, perché allora la gestione del diabete era difficilissima: il medico può dirti quanta insulina devi fare, darti indicazioni, prescriverti le dosi, ma è l’autogestione l’unica via per poter sopravvivere bene. Solo il diabetico istruito e preparato con corsi fatti apposta può gestire la sua condizione”.
E proprio in questo consiste la svolta nella vita di Maule, quando il diabetologo Giuseppe Erle (che Giovanni ricorda come “una persona meravigliosa”), gli ha detto “Maule, devi imparare a gestirti” e lo ha indirizzato verso i corsi per i pazienti che si tenevano nel suo ospedale, a Vicenza. “Da quel momento, e parliamo di circa quarant’anni fa -racconta il nostro interlocutore- ho cominciato ad arrangiarmi e a gestirmi da solo”.
La vicenda di Giovanni Maule ha attraversato la storia del diabete: nella terapia ha vissuto il passaggio dall’insulina animale a quella umana, sino agli attuali analoghi; nell’autocontrollo glicemico, ha cominciato con l’autoanalisi delle urine, praticata con un reagente che segnalava l’iperglicemia con un cambiamento di colorazione, per poi passare ai primi reflettometri, via via sempre più precisi, fino all’arrivo degli avanzati strumenti disponibili oggi. Ora si cura con quattro iniezioni al giorno ed esegue quattro verifiche quotidiane della glicemia.
Avere imparato a controllarsi e a regolare la terapia insulinica e l’alimentazione sulla base dell’andamento della glicemia ha permesso a Giovanni Maule di condurre una vita che egli stesso definisce “normalissima”: proprio l’obiettivo che chiunque sia affetto da diabete desidera raggiungere.
Lasciamo che sia lui a raccontarcela: “Non ho studiato molto (sono arrivato alla prima di ragioneria), perché ho girato da un ospedale all’altro per diversi anni. Poi, quando ho potuto gestirmi da solo, ho cominciato a lavorare con mio padre nella sua azienda di filatura della seta, a Malo. Quando l’attività è stata chiusa, ho aperto allevamenti di quaglie e di tacchini. Ho lavorato anche nel settore lattiero delle scrematrici. Sono andato avanti fino a sessanta anni”.
Nel frattempo, Maule si è fatto una famiglia: a 28 anni ha sposato Maria Rosa, con la quale ha avuto quattro figli, tre maschi e una femmina, ormai tutti adulti, “e nessuno diabetico”, tanto per dimostrare che l’ereditarietà non è ineluttabile.
Uno delle sane abitudini che hanno aiutato Giovanni a tenersi in buona salute è stata quella di fare sempre attività fisica, dagli sport subacquei al karaté. “Nel 1978 sono diventato cintura nera e poi istruttore -ci rivela- Andavo in palestra per bruciare zuccheri e mi portavo dietro il sacchetto di caramelle per eventuali ipoglicemie. Ho fatto anche qualche combattimento, ma dopo uno scontro in cui ho perso tre denti, con il karatè ho smesso. Sapevo però che non potevo stare fermo, dovevo continuare a fare movimento, magari qualcosa di un po’ più tranquillo, anche considerando l’avanzare dell’età. Così, da circa diciotto anni, due o tre volte la settimana, vado in cerca di tartufi con i miei cani e cammino per due o tre ore in mezzo ai boschi”.
Una volta giunto all’età della pensione, Maule non ha cessato di essere una persona attiva. Anzi, ha anche messo la sua esperienza a disposizione degli altri, impegnandosi nel volontariato con la Associazione diabetici di Vicenza. Dopo avere seguito un corso di formazione, ha ottenuto l’attestato di diabetico-guida e ora collabora con un diabetologo vicino a Vicenza (“che ha tanta fiducia in me”), facendo praticamente da tramite fra il medico e i pazienti. “Vado a trovarli, do consigli e suggerimenti su come farsi le iniezioni e come misurarsi la glicemia, li aiuto. Così mi sono fatto anche molti amici fra i diabetici: mi invitano a pranzo a casa loro, mi regalano vino e salame…”.
A proposito, e come va con la dieta? Ha dovuto fare sacrifici a tavola? – gli domandiamo. “Ma no, il diabetico può mangiare tutto -dichiara con sicurezza- Certo, devo stare un po’ a dieta, ma non ho poi dovuto fare grossi sacrifici. L’importante è sapere dosare l’insulina in rapporto a quel che si mangia, misurandosi regolarmente la glicemia e facendo attenzione ai picchi. Posso dire che ho sempre mangiato un po’ quel che ho voluto, imparando a calcolare le dosi dei carboidrati e dell’insulina da assumere”.
Insomma, una “bella vita”, sia pure con il diabete. Una vita che merita di essere festeggiata.