Ci sono storie che sembrano realtà e realtà che sembrano storie. Noi abbiamo provato a seguire, ad interagire ed a cambiare la realtà del nostro viaggio ma non ci siamo riusciti. Abbiamo provato a corteggiare questa montagna, abbiamo atteso pazientemente il passare delle sue tempeste, delle sue alterazioni, dei suoi malumori ed abbiamo gioito quando il sole la riscaldava di un pallido rosso, speranza di giorni migliori. Come amanti trepidanti abbiamo atteso un segnale di consenso, un’occhiata di disponibilità, un cenno di possibilità ma oramai è tardi, siamo stanchi e delusi ed arrabbiati per questo miglioramento meteorologico che non arriva. Anche se i bollettini parlano di sole in Baltoro da almeno 4 giorni. Siamo stanchi e delusi e dopo il tentativo di Patrizia, Beppe e Marco di portare la tenda verso quota 7.000, naufragata nell’ennesima giornata di neve, la diciottesima di brutto tempo sulle 25 giornate trascorse al CB, gettiamo la spugna e chiamiamo i portatori per tornare a casa. Sembra quasi un momento liberatorio, finalmente verso casa. Basta con le attese, con il freddo, con le speranze tradite: verso casa!
Nel profondo del cuore però dispiace a tutto il gruppo non poter fare di più, di fare meglio ma è la montagna a imporre le scelte. Un’estate troppo instabile, troppa neve che cade quotidianamente a coprire le tracce ed il pericolo elevato di valanghe ci consiglia per questa decisione finale: tutti a casa. La cima, quella neve sospesa nel cielo a cui diamo tanto volare e significato, rimane candida ed inviolata ai nostro scarponi. Sarà per una prossima volta sarà per un mai più ma la mente corre e nuovi progetti appaiono all’orizzonte.
Giampaolo