Nella cura e nella gestione del diabete il ruolo ricoperto dalle persone che ne sono affette è fondamentale: in particolare, l’automonitoraggio del glucosio nel sangue è cruciale per mantenere un adeguato controllo dello stato glicemico, specie quando si assume l’insulina. Avere informazioni costanti sui propri livelli di glicemia consente alle persone con diabete di valutare il proprio stato momento per momento e agire di conseguenza, adottando i comportamenti (come aggiustamenti nella dieta, esercizio fisico, assunzione di farmaci) appropriati per una migliore gestione della propria condizione.
Nonostante i vantaggi che l’automonitoraggio del glucosio apporta, uno studio recentemente condotto negli Stati Uniti ha Uniti ha rilevato che solo il 26% delle persone con diabete che usa l’insulina controlla la propria glicemia almeno ogni giorno. Perché esiste questa discrepanza tra i potenziali vantaggi di una strategia di autogestione e la sua effettiva messa in atto?
I benefici delle nuove tecnologie di monitoraggio
Se il monitoraggio del glucosio è fondamentale per mantenere un buon controllo sul diabete, quando si esegue utilizzando la tradizionale puntura del polpastrello, spesso è limitato dallo scarso numero delle strisce a diposizione, dalla paura degli aghi, dal dolore, dalle sensazioni di disagio e dall’ambiente non favorevole a misurare la glicemia.
Nel corso degli anni, la tecnologia associata all’automonitoraggio si è evoluta e, accanto alla tradizionale misurazione della glicemia su sangue capillare, si è affermata la tecnologia della misurazione del glucosio interstiziale sottocutaneo. Oggi esistono diversi sistemi di questo tipo, chiamati sistemi per il monitoraggio continuo del glucosio (detti anche sensori glicemici CGM) che hanno anche il grande vantaggio di misurare continuativamente lo stato glicemico e la sua tendenza nei minuti successivi. Rispetto alla misurazione del glucosio nel sangue si tratta di una tecnologia meno precisa, i cui valori sono da guardare con spirito critico e sempre tenendo a portata di mano il glucometro di riferimento, soprattutto se ci sono sintomi che non corrispondono con il valore misurato dal sensore, ma i potenziali vantaggi associati all’uso di queste tecnologie sono significativi, soprattutto per chi è poco disposto a misurare spesso i livelli di glucosio con un glucometro.
Poter vedere in ogni momento della giornata come cambia il glucosio consente di comprendere meglio come la dieta, l’attività fisica e i farmaci assunti influenzano i livelli di zuccheri e poter agire tempestivamente nel caso in cui raggiungano livelli indesiderati o rischiosi. Diversi studi condotti su queste tecnologie, infatti, hanno dimostrato che le persone con diabete che le utilizzavano riportavano meno dolore, meno preoccupazioni sull’uso e in generale meno ostacoli alla misurazione stessa. Di conseguenza, i pazienti hanno riferito di controllare più frequentemente il valore glicemico, riferendo pertanto un maggiore coinvolgimento nell’autogestione e un maggiore senso di controllo della loro condizione.
In particolare, da uno studio del 2016 condotto nel Regno Unito sulle narrazioni di persone con diabete di tipo 1 che utilizzavano dispositivi di monitoraggio in continuo del glucosio, è emerso che i pazienti, caregiver e operatori sanitari intervistati (100 persone, sotto forma di survey online anonima in cui veniva chiesto di riportare la propria esperienza con questi sistemi) avevano generalmente rilevato un netto miglioramento della qualità della vita (“L’impatto psicologico è stato enorme per noi e nostro figlio. Sentiamo di poter ascoltare molto meglio i suoi bisogni e lui si sente più padrone del proprio corpo”, riporta il genitore di un bambino con diabete di tre anni; “il monitoraggio in continuo ha cambiato la mia vita. Prima di iniziare non potevo essere lasciata sola per paura di un’ipoglicemia imprevedibile. Da quando ho iniziato, la mia vita è cambiata completamente in meglio“, afferma una paziente di 39 anni, in monitoraggio continuo da tre).
Nonostante ciò, questo studio ha evidenziato anche l’altra faccia della medaglia nell’utilizzo di questi dispositivi, ovvero le possibili ansie legate al rischio di pensare in modo ossessivo ai dati, lo stress di vedere scarsi risultati e, in alcuni casi, la percezione di inaffidabilità dei risultati del sensore proprio perché meno preciso del monitoraggio su sangue capillare. (“Il principio del monitoraggio continuo è meraviglioso, ma a volte i risultati non sono sempre correlati ai miei livelli di glicemia o a come mi sento, cioè la mia glicemia può essere molto più bassa e io posso avere un’ipoglicemia sintomatica che non riflette il risultato sul sensore”, afferma una paziente di 57 anni in monitoraggio continuo da 2; “avere sensori può essere abbastanza stancante. Sei sempre consapevole dei livelli di glicemia e ti preoccupi di più”, dice il genitore di un bambino di 3 anni).
La maggior parte dei partecipanti, comunque, hanno riconosciuto i limiti del sistema ma hanno concluso che gli aspetti positivi superavano di gran lunga quelli negativi (“Nonostante molti degli svantaggi, i benefici sono così fondamentali che non riesco a immaginare di non utilizzare i sensori e sono arrivata a dipendere molto da loro per la gestione del mio diabete “, dice una paziente di 19 anni che utilizzava il monitoraggio continuo da più di quattro anni).
mHealth e automonitoraggio del glucosio: lavori in corso
Non solo: secondo altri studi condotti in quest’ambito, le persone con diabete riferiscono una maggiore comprensione di come l’insulina, la dieta e l’attività fisica influenzino i loro livelli di glucosio nel sangue quando la misurazione della glicemia viene associata a strumenti di monitoraggio del comportamento dello stile di vita, come diari alimentari e app per dispostivi mobili.
In effetti, i miglioramenti tecnologici associati al monitoraggio del glucosio comprendono anche un maggiore utilizzo della cosiddetta mobile health (mHealth), ovvero di tutti quegli strumenti digitali che, attraverso dispositivi mobili come smartphone e tablet, permettono di raggiungere obiettivi di salute.
Una recente review degli studi fatti sulle percezioni dei pazienti con diabete di tipo 1 sulle app per dispositivi mobili ha rilevato che tra le funzionalità più comunemente utilizzate da essi vi sono quelle relative al tracciamento di dati di autogestione(come quelli sulla glicemia, sulla dieta, sull’assunzione di farmaci). Nonostante ciò, tra le numerose app disponibili sul mercato, molte sono prive di funzionalità come l’inserimento automatico dei dati (via wireless o bluetooth) o di promemoria per controllare la glicemia e non sembrano affrontare in modo completo tutti bisogni delle persone con diabete.
Poiché il mondo dell’autogestione di questa condizione si sposta sempre più verso la tecnologia mobile, chi progetta questi strumenti deve essere consapevole delle esigenze e le caratteristiche individuali, per ottenere strumenti digitali il più personalizzati possibili, per consentire non solo un miglioramento della glicemia, ma anche della qualità della vita.
A cura di Chiara Di Lucente
Fonti:
- https://www.diabetes.org.uk/guide-to-diabetes/diabetes-technology/flash-glucose-monitors-and-continuous-glucose-monitors#:~:text=With%20a%20CGM%20your%20latest,get%20your%20blood%20sugar%20readings.
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