Massimo ribasso maxima iniuria
Molti giornali hanno riportato la notizia che una regione italiana aveva scelto e adottato misuratori della glicemia da distribuire agli assistiti di assai dubbia qualità: imprecisi e inattendibili, questi apparecchi fornivano risultati non corrispondenti a quelli dei test di laboratorio. Più che inutili, dannosi e pericolosi: a dare retta ai valori indicati dallo strumento, spesso superiori a quelli reali, il paziente poteva finire per iniettarsi una dose di insulina eccessiva, con tutti i rischi del caso, dall’ipoglicemia sino al coma. Pessima notizia, ancor più allarmante se si pensa che non era la prima volta: situazioni analoghe si erano verificate in altre parti d’Italia. Eppure, la distribuzione continua, i pazienti si lamentano, le segnalazioni di letture anomale crescono e ai pazienti vengono ritirati e cambiati strumenti, che ripresentano problemi. E il disagio è tutto del cittadino,che, non solo si trova a ricevere prodotti non idonei, ma deve anche ritornare più volte alla asl, ai centri diabetologici, insomma a perdere tempo in pratiche che nulla hanno a che fare con la cura del diabete, ma solo con l’inefficienza del sistema.
Si sceglie il prezzo più basso senza andare tanto per il sottile, non rendendosi conto che ciò che si abbassa davvero è il livello di tutela della salute delle persone.
C’è chi argomenta che le gare di appalto fatte in questo modo finiscono per portare a una drastica diminuzione della disponibilità di offerta tecnologica con conseguenze pesanti: meno scelta, meno competizione, più rischio che arrivino sul mercato strumenti più scadenti, ma che costano meno. Ma quanto costano i danni alla salute che un cattivo misuratore di glicemia può fare?
Le persone con diabete, che utilizzano quotidianamente gli strumenti per controllarsi e gestire bene la propria condizione, dovrebbero essere le prime a essere interpellate per valutare la qualità degli apparecchi: invece, non vengono mai neppure ascoltate nelle commissioni tecniche. Le scelte passano sopra le loro teste, ma sono loro a pagare le conseguenze di decisioni sbagliate. Non si tiene conto del fatto che, per un paziente cronico, qualsiasi sistema che gli faciliti la gestione della patologia è un investimento sulla qualità della sua vita e della sua cura: un paziente che si cura bene, utilizzando le migliori offerte tecnologiche per controllarsi, significa soldi risparmiati dal Ssn per porre rimedio a eventuali complicanze. Chi pensa di risparmiare inseguendo il massimo ribasso sta sbagliando i conti: prevenire le complicanze del diabete con un puntuale autocontrollo costa infinitamente meno che curarle.
Terapie, presidi medici e diagnostici si sono evoluti nel tempo, rendendo cura e gestione della patologia sempre meno invasive, più efficaci e qualitativamente migliori: tornare indietro di decenni sarebbe davvero una colpevole assurdità.