La forza vincente della squadra
Troverete molta carne al fuoco e anche molto varia in questo numero di “Tuttodiabete”: dal Congresso nazionale della Sid (che compie cinquant’anni) al nuovo portale web sul diabete infantile, dal concorso “Idee di valore” per trovare progetti nuovi per un’assistenza migliore a chi ha il diabete alla bella maratona di solidarietà di Forlì.
C’è comunque un filo rosso che percorre il giornale e che, in fin dei conti, si sta ormai affermando nel buon senso comune in materia di diabete: e lo troviamo nelle parole di quasi tutti i personaggi che abbiamo incontrato, intervistato e ascoltato. La cura del diabete è un gioco di squadra, non è e non può essere una partita a due tra un paziente e un medico. È invece una faccenda che riguarda innanzitutto la persona che vive questa condizione, che deve essere sempre posta al centro, ma poi coinvolge tanti altri, dalla famiglia ai medici, generalisti e specialisti, agli infermieri specializzati, ai volontari, sino ai farmacisti e -perché no?- ai mezzi di informazione come il nostro. E ciò è tanto più vero quanto più la patologia si va diffondendo: in Italia siamo ormai vicini ai 4 milioni, senza tenere conto del diabete sommerso, quello non ancora diagnosticato.
Sappiamo bene che se aumenta l’indicenza del diabete, d’altro lato si rafforza anche la capacità di fronteggiarlo, garantendo a chi ne soffre cure efficaci e buona qualità della vita. E proprio in questo contano la squadra e il suo lavoro corale: infatti, tutti le esperienze sul campo dimostrano che, dovunque sia applicata la gestione integrata del paziente, seguito da un team diabetologico, che comprenda il centro antidiabete con il diabetologo, il personale infermieristico, il dietologo, lo psicologo, in contatto costante con il medico di famiglia bene informato e con il supporto delle associazioni, le persone stanno e vivono meglio. Si curano meglio, tutti i loro parametri (metabolici, pressori eccetera) migliorano, hanno bisogno di un minor numero di visite e, oltre a condurre una vita più serena, finiscono anche per costare meno al sistema: chi ha un buon controllo non va in ospedale, fonte principale dei costi sanitari odierni. Merito di una squadra che funziona bene, un’équipe di cui il paziente non è soltanto l’oggetto di cura, ma giocatore impegnato e consapevole. Non stiamo parlando di utopie, ma di realtà che in tante parti d’Italia sono già operanti e che tutti ci auguriamo che possano crescere ed espandersi sempre di più.
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