Il punto
Il diabete ai tempi del terremoto
Abruzzo: Parla la diabetologa Rossella Iannarelli
Il problema di garantire una buona assistenza in condizioni di emergenza, fra tende, camper e container: come il team diabetologico dell'Aquila è riuscito a stare vicino e ad aiutare i suoi pazienti in questi mesi difficili
La dottoressa Rossella Iannarelli racconta che, la mattina di quel 6 aprile, quando vide il suo centro diabetologico, all'Ospedale San Salvatore dell'Aquila, praticamente senza più il tetto, provò la allucinante sensazione di essere a Kabul, la capitale afgana divenuta ormai, tristemente, simbolo di tragedia e devastazione.
Il terremoto che aveva colpito duramente la città abruzzese aveva causato danni molto seri proprio a quella parte dell'ospedale che ospitava la diabetologia e i reparti di medicina. Ma il lavoro di dottori e infermieri non poteva fermarsi, anche e soprattutto in un momento drammatico come quello: nei locali disastrati di quello che era stato il Pronto soccorso bisognava prima di tutto soccorrere i feriti e comunque tutte le persone in difficoltà, poi, una volta evacuati tutti i pazienti con ambulanze ed elicotteri, a partire da fine mattinata, si doveva fare tutto il possibile per continuare a garantire una buona assistenza alle persone con diabete anche in condizioni di straordinario disagio.
Rossella Iannarelli è responsabile dell'Unità operativa dipartimentale di diabetologia e malattie metaboliche dell'Ospedale San Salvatore, che assiste una platea di circa diecimila persone nell'Aquilano.
Oggi che il peggio è passato, la dottoressa è serena e manifesta tutta la sua soddisfazione per essere riuscita -insieme con la sua équipe, cioè altri due medici, due infermiere e un ausiliaria- "a fronteggiare l'emergenza e a dare aiuto alle persone che si sono rivolte a noi".
Ma si è trattato, come si può immaginare, di un lavoro duro e faticoso: i locali del servizio, privi del solaio, rimasti senza copertura, erano inagibili, come pressoché tutto l'ospedale: non si poteva rimanere lì, anche perché incombeva il rischio di altre scosse e altri crolli.
"Ci siano messi al lavoro subito, da quello stesso 6 aprile -racconta la dottoressa Iannarelli- all'aperto, con un tavolo e tre sedie, e così siamo andati avanti sino al 10. Dopo, per altri 4-5 giorni, abbiamo potuto usare un gazebo in plastica leggera (messo a disposizione dalla Protezione civile, come tutto l'ospedale da campo), che traballava sotto i colpi di pioggia e vento, e poi, finalmente, abbiamo ricevuto una tenda nella quale siamo stati per un mese e mezzo. Infine, con il supporto di colleghi e di società scientifiche, abbiamo potuto acquistare tre container, nei quali lavoriamo tuttora, con la prospettiva di avere al più presto una struttura in legno prima di rientrare nella sede muraria".
Non è certo agevole lavorare così. Ma il team diabetologico aquilano ha potuto fortunatamente contare, oltre che sulle proprie capacità, anche su alcuni preziosi aiuti. "Il nostro primo punto di appoggio -continua Iannarelli- era la farmacia della Protezione civile del dottor Massimo Di Muzio, che ci ha messo a disposizione i frigoriferi per conservare le insuline che ci sono arrivate con grande celerità da aziende, colleghi, associazioni di diabetici e di medici eccetera, come pure strisce, pungidito, farmaci, misuratori di glicemia".
La solidarietà che è scattata immediatamente verso le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma si è dunque vista concretamente anche sul fronte del diabete: "E' stato davvero commovente -commenta la diabetologa- Ci sono arrivati aiuti da tutta Italia, da Cortina a Messina. All'inizio non facevamo che ricevere pacchi, a un certo punto abbiamo addirittura avuto problemi di stoccaggio. Per almeno tre mesi siamo andati avanti grazie a questo materiale. Siamo veramente grati a tutti coloro che ci hanno sostenuto sia materialmente sia moralmente, facendoci sentire la loro vicinanza. Un grazie particolare va ai colleghi diabetologi abruzzesi che a turno, nei primi 2 mesi, sono venuti a offrire il loro lavoro presso i vari campi base disseminati dappertutto nell'Aquilano". Così la struttura diabetologica, sia pure improvvisata, ha potuto accogliere tutti i pazienti che avevano bisogno di qualcosa, accollandosi molto lavoro in più, ma riuscendo a rispondere alle esigenze di tutti.
Il camper dei diabetologi
Ma, in caso di terremoto, i problemi sono tanti: per esempio, molte persone sono state trasferite in campi periferici, con scarsa possibilità di spostarsi su distanze medio-lunghe. E allora, se il paziente non può andare al servizio di diabetologia, è il servizio che si reca da lui. Come? Con un camper, fornito a maggio dall'Associazione medici diabetologi, in occasione del congresso nazionale di Rimini. "Così -chiosa Rossella Iannarelli- andando noi nei campi base, abbiamo raggiunto il paziente a casa sua, cioè, in questo caso, nella tenda".
Un indicatore del lavoro svolto viene da un rapporto che confronta l'attività del team nell'agosto 2008 con quella esplicata nell'agosto 2009: rispetto all'anno scorso, quest'anno si è registrato un numero superiore di interventi. A conti fatti, in questi mesi -dice Iannarelli- "abbiamo visitato più persone del solito".
E i risultati sono stati del tutto rassicuranti: "L'emergenza è stata gestita bene, con efficacia ed efficienza -chiarisce la diabetologa- perché abbiamo avuto subito disponibilità di insulina, strisce, farmaci eccetera, per cui, anche se la situazione era molto caotica, il diabetico che aveva bisogno di qualcosa nella zona dell'Aquilano poteva rivolgersi a noi e noi eravamo sempre in grado di rispondere alle sue richieste. All'inizio abbiamo rilevato qualche scompenso, perché qualcuno aveva omesso di assumere, nel giorno del sisma, la sua dose di ipoglicemizzanti orali, poi abbiamo avuto casi di pazienti con problemi di piede diabetico, bisognosi di medicazioni più frequenti a causa dell'igiene non ottimale della vita in tenda. Gli insulinodipendenti e gli insulino-trattati hanno salvato anzitutto l'insulina prima di abbandonare le abitazioni, per cui scompensi tra i pazienti con diabete tipo 1 non ci sono stati e chi aveva bisogno di insulina nei giorni successivi è venuto sicuramente a procurarsela da noi e non ha subito alcuna interruzione nella terapia".
Un conforto psicologico
Uno dei compiti più importanti di diabetologi e infermieri era poi quello di sostenere anche moralmente persone sconvolte da un evento catastrofico: "E siamo contenti di aver potuto dare anche conforto psicologico a chi si rivolgeva a noi -continua Iannarelli- perché all'inizio la gente era veramente attonita, stravolta".
Su una questione delicata, che ha a che fare sia con la terapia sia con l'equilibrio psicologico della persona, il gruppo del servizio diabetologico si è dovuto impegnare con particolare attenzione: l'alimentazione. Ci spiega Rossella Iannarelli: "Le persone con diabete raccolte nei campi della protezione civile mangiavano nelle mense generali e quindi certo non con menu adatti alle loro esigenze. Naturalmente ciascuno poteva seguire la propria dieta, fare attenzione ad assumere pochi carboidrati e a evitare i dolci (anche se non era facile, dato che in tutte le mense c'è stata massiccia distribuzione di colombe pasquali, rimaste invendute a causa del terremoto). Il fatto è che molte persone, in preda allo shock e allo sconforto, tendevano ad affogare dolore e dispiacere nel cibo e a perdere il controllo del proprio regime alimentare. Abbiamo quindi dovuto intervenire su di loro, parlare e persuadere, per ricondurli al rispetto di una nutrizione equilibrata".
E adesso? Adesso si intravede l'uscita dal tunnel. Parte dell'ospedale è stato riaperto, la struttura amministrativa ha ripreso a funzionare a pieno regime ed è possibile ricominciare regolarmente con le ordinazioni di farmaci e presidi. "Abbiamo anche recuperato le nostre scorte di farmaci e insulina lasciate nella struttura muraria prima che scadessero -commenta la diabetologa- e piano piano quei nostri pazienti rimasti senza casa che erano stati trasferiti negli alberghi della costa e temporaneamente seguiti da altri servizi, stanno tornando da noi per recuperare la continuità dell'assistenza".
Ora la maggiore preoccupazione del team diabetologico è l'avvicinarsi della stagione fredda: "Abbiamo ancora la "sala d'aspetto" all'aperto -osserva sorridendo la dottoressa Iannarelli- Ma confidiamo che, entro l'anno o, al più tardi, all'inizio del 2010, si potrà ritornare alla normalità"