Il diabete e l’attività fisica

Il diabete e l’attività fisica: importanza dell’autocontrollo glicemico

Gerardo Corigliano
Presidente A.N.I.A.D.
Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici

Il ruolo terapeutico dell’attività fisica era conosciuto fin dall’antichità.
Areteo di Cappadocia raccomandava ai suoi pazienti con la malattia dalle urine “del sapore di miele” di camminare abbondantemente. Egli aveva intuito che una regolare attività muscolare permetteva al glucosio di essere metabolizzato e quindi abbassare quel parametro, la glicemia, ancora non conosciuta a quell’epoca, che è il marker specifico del Diabete Mellito.
Dopo la scoperta dell’insulina, 1921, e lo sviluppo di nuovi farmaci per la cura del diabete l’importanza dell’attività fisica è stata poco considerata dalla comunità diabetologica.

Solo negli ultimi 15/20 anni a mano a mano che la meccanizzazione ha ridotto sempre di più il nostro dispendio energetico quotidiano, la comunità medica, e di recente anche le istituzioni sanitarie nazionali, hanno “riscoperto” l’importanza dell’attività fisica e dello sport.
Esso infatti rappresenta un metodo economico (non ha un costo specifico) ed ecologico (non intossica come i farmaci e non ha effetti collaterali) per migliorare la salute.

Specificamente nel soggetto diabetico una regolare attività fisica apporta i seguenti vantaggi:

  • abbassa il livello di glicemia
  • riduce il fabbisogno di insulina o di farmaci ipoglicemizzanti
  • riduce il livello di trigliceridi e aumenta quello del colesterolo buono (hdl)
  • migliora l’ossigenazione dei tessuti (capillarizzazione)
  • migliora la performance cardiorespiratoria
  • migliora l’ipertensione arteriosa lieve

Il ruolo dell’attività fisica ed in particolare dello sport ha inoltre una valenza educativa straordinariamente potente.
Specie nei soggetti giovani insulino dipendenti in cui la parola diabete è sempre collegata ad immagini frustranti, negative, e terrorizzanti (diabete e complicanze croniche, diabete e coma, diabete ed ipoglicemia, diabete e multiple somministrazioni di insulina), lo sport che ha in sé insito il concetto di benessere allegria tempo libero, se associato al diabete aiuta notevolmente a cancellare quello stato di depressione latente presente in ogni diabetico.

Inoltre rassicura il giovane e la sua famiglia sulle intatte capacità fisiche, nonostante la diagnosi di diabete che durerà tutta la vita, predispone a un atteggiamento di accettazione attiva che consente di mettere in pratica spontaneamente tutti quegli adempimenti (plurime iniezioni di insulina, calcolo dei carboidrati, autocontrollo glicemico frequente), che in ultima analisi consentono di divenire padroni della propria glicemia e dunque di non essere in balia del diabete e delle sue complicanze.

In particolare l’autocontrollo glicemico, indispensabile per gestire l’attività fisica e lo sport senza rischi godendone di tutti i benefici, viene collegato ad un obiettivo reale ed immediato (per esempio poter portare a termine con successo una partita di calcio) e non presentato astrattamente, come talora noi diabetologi facciamo, riferendolo ad un obiettivo lontano e sconosciuto (per esempio indicazioni quali “controlla la glicemia sul sangue capillare se vuoi che fra 20 anni non vengano complicanze”).

Conoscere la propria glicemia in ogni momento prima, durante o dopo l’attività fisica aumenta la sicurezza del soggetto diabetico, gli consente di poter modulare la prestazione fisica, evita rischi di episodi ipoglicemici o di chetoacetosi diabetica.

In particolare per quanto riguarda gli sport di montagna come la marcia e lo stesso alpinismo (quest’ultimo destinato solo a soggetti diabetici particolarmente motivati e perfettamente allenati), l’autocontrollo glicemico deve essere realizzato con sistemi tecnologicamente avanzati che permettano di ottenere dati attendibili anche in condizioni di bassa o bassissima temperatura e bassa tensione di ossigeno come si verifica in alta montagna.

Fra i lettori di glicemia che si sono dimostrati maggiormente affidabili in precedenti esperienze come la scalata dell’Aconcagua, la più alta vetta dell’America Meridionale conquistata l’anno scorso da una spedizione internazionale di alpinisti diabetici, di cui facevano parte 2 italiani, Glucometer Elite® XL

Da quanto detto risulta evidente come questi uomini debbano meritare tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione perché essi sono capaci di gestire contemporaneamente un’elevata prestazione fisico-atletica facendo i conti minuto per minuto con il comportamento glicemico e sostituendo con l’autocontrollo ed il ragionamento intelligente l’automatismo della funzione pancreatica ormai perduto.