D.I.S.K 2002
Itinerario ed aspetti tecnici della spedizione
Vittorio Casiraghi
Accademico del CAI
Inizio subito con una decisa affermazione: per un diabetico, appassionarsi e frequentare l’ambiente alpino può solo giovare alla sua salute e al suo equilibrio terapeutico. Lo affermo per esperienza personale. Ed é proprio con questo spirito che l’estate scorsa abbiamo organizzato le uscite in montagna con i diabetici che hanno aderito al progetto DISK.
Abbiamo cominciato con delle escursioni sulle Piccole Dolomiti, valutando e confrontando frequenza e tempistica dei controlli, apporto calorico, dispendio energetico. Poi ci siamo spinti sul versante est del Gran Paradiso, dove abbiamo conosciuto le difficoltà e i pericoli oggettivi di un ambiente selvaggio. Le abbondanti nevicate avevano reso impegnativo il percorso di avvicinamento al bivacco. Ci siamo legati e siamo saliti in sicurezza.
Poi c’é stata la Weissmies nel Vallese. Progressione su ghiacciaio, dove gli otto partecipanti hanno raggiunto tutti la cima di 4.023 m. A questo punto ho detto al Dr. Zolli che il gruppo c’era. Ormai é più di un anno che lo sento per telefono e finalmente é giunto il momento di partire. Il Kilimanjaro è una montagna di 5895 m., la salita per la via Marangu é considerata un trekking in quota con tappe di un dislivello massimo di 1.200 m. L’ascensione inizia proprio a Marangu a 1.950 m. e per il primo giorno termina al Rifugio Mandara a 2.750 m., dove ceniamo e pernottiamo. Il secondo giorno si arriva al Rifugio Horombo a 3.750 m. Qui si comincia a sentire la quota. Infatti il giorno successivo é dedicato all’acclimatamento, saliremo alla Sella dei Venti a 4.200 m. per poi ridiscendere al rifugio a pernottare. Il quarto giorno raggiungeremo il Rifugio Kibo a 4.700 m., dove pernotteremo. Il giorno successivo é la giornata della cima. Occorre raggiungere Gillman’s Point a 5.685 m. e poi in altre due ore l’Uhuru Peak a 5.895 m., il tetto dell’Africa. In giornata si discende al Rif. Horombo e il giorno successivo si rientra a Moshi.
Durante la spedizione ognuno avrà con sé tutto il necessario: abbigliamento adeguato in caso di temperature rigide o cambio del tempo e la possibilità di controllare la glicemia e alimentarsi di conseguenza con alimenti pronti portati dall’Italia. Il 15 gennaio saremo tutti a Nairobi. Per me e Marco é l’ora del Monte Kenia. In giornata arriviamo a Naro Moru, all’ingresso del Parco. Il giorno successivo saliamo al Mc. Kinder’s Camp a 4.200 m., che costituirà la nostra base logistica. La nostra intenzione è quella di raggiungere la Punta Batian di 5.199 m., la cima della montagna, lungo uno degli itinerari del versante ovest e da qui traversare alla Punta Nelion di 5.188 m., fino a incrociare la via normale di discesa. Occorre superare un dislivello netto di scalata di circa 700 m., con difficoltà su roccia che oscillano dal 5° a 7° grado, a seconda dell’itinerario prescelto.
Una volta ritornati alla Mc. Kinder’s Camp siamo pronti al rientro in Italia.
In montagna, la preparazione é sempre in funzione dell’obiettivo e solitamente quello che più conta é raggiungere un equilibrio psico-fisico ottimale. Corsa lunga e lenta durante la settimana ed escursioni di almeno una giornata durante il fine settimana, é la preparazione ottimale per il Kilimanjaro. Arrampicare, o comunque mantenere la forza sugli arti superiori ed effettuare ascensioni in montagna, é la ricetta ideale per il Monte Kenia.
Ritengo che questa esperienza sia un ottimo test per i diabetici alla loro prima esperienza in quota. Per me e Marco é sicuramente una tappa fondamentale di un percorso che prevede come obiettivo la scalata di una montagna himalayana di 8.000 m.