Il diabete? Viene prima di tutto – Intervista a Sara Mongalieri 

Sono 26 anni che Sara Mongalieri ha il diabete, una “carriera”, come la chiama affettuosamente lei, lunga e ricca di avvenimenti ma anche di difficoltà. 

“Già dall’esordio mi sono scontrata con un grande tema, quello dell’ignoranza. Nemmeno il mio medico di base sembrava sapere granché del diabete di tipo 1, si pensava ancora che il miglior trattamento fosse la semplice dieta. È stato come scoprire un mondo nuovo, che ha impressionato me e la mia famiglia. Fortunatamente i miei genitori sono stati un po’ bastone, un po’ carota con me: hanno insistito perché imparassi a farmi l’insulina da sola e così sono diventata indipendente molto presto, crescendo in maniera responsabile e autonoma. Adesso che sono mamma capisco ancora di più la voglia di proteggere, ma quando si tratta di diabete è importante responsabilizzarsi il prima possibile.” 

Da adulta, il viaggio di Sara con il diabete è continuato alla scoperta del microinfusore, complice un forte desiderio di maternità, ed è così che due anni dopo arriva la prima gravidanza, un’esperienza che Sara racconta come bellissima, anche se indubbiamente diversa da tante altre, “… ma è con la seconda che ho toccato con mano quanto la ricerca sia andata avanti, specialmente nel formare le persone. Nonostante abbia partorito mentre iniziava l’epidemia di Covid-19 sono stata accompagnata e seguita. Non dimenticherò mai la mia compagna di viaggio, la diabetologa di Viterbo, Paola Sarnelli, che mi seguiva anche in video chiamata”. 

La nuova vita familiare fa scattare qualcosa in Sara, avere due bambine la cambia, ma non come ci si aspetta. A un certo punto decide di lasciare un lavoro sicuro per dedicarsi alla libera professione come imprenditrice digitale che si occupa di benessere

“Ho scelto di dare la priorità a me stessa e quando dico me stessa comprendo il diabete, perché è parte di me e è soprattutto perché l’ho scelto, non come un nemico, ma come un amico da curare ed è così che ho cambiato lavoro.” 

“Cinque anni fa ho iniziato un lavoro nuovo, per un po’ l’ho portato avanti in contemporanea con quello da dipendente ma alla fine ho lasciato quest’ultimo perché con il secondo mi ero accorta di come era cambiata la qualità della mia vita e soprattutto del mio diabete. Questo è il messaggio che più mi preme lasciare: con il diabete si può fare tutto e crearsi un’opportunità di benessere come ho fatto io. A patto che lo si veda come un compagno di viaggio, un amico a cui dare la precedenza. 

Non egoismo, ma coraggio e praticità: questo è quello che trasmette Sara con la sua forza e la sua scelta di vita. 

 “Anche se sono madre il mio diabete viene prima di tutto, anche delle mie figlie, e sono orgogliosa del mio modo di pensare perché so che se io sto bene anche loro staranno bene e potranno godere di un esempio positivo.”  

Per Sara, insomma, il diabete è il più grande compagno di vita: vederlo in questo modo, ci spiega, fa sì che non lo si sfidi, ma lo si accolga e si raggiunga sempre il miglior compromesso per entrambi.