DIABETE E SPORT
Una guida su come e quando fare attività fisica
La salute vien correndo
Esce per la collana Bayer “abcdiabete” un volume scritto a sei mani dedicato a una risorsa terapeutica fondamentale: economica, ecologica ed efficace. Ne parliamo con uno degli autori, il diabetologo Gerardo Corigliano
L’attività sportiva fa bene a tutti: diverte e giova alla salute. Per una persona con il diabete è uno dei principali e più efficaci mezzi di cura e prevenzione, se è svolta con regolarità, adeguata preparazione e consapevolezza. Lo spiega bene, con rigore e chiarezza, un libro appena pubblicato, “Fare sport con il diabete”, scritto a sei mani da Gerardo Corigliano (responsabile del Servizio di diabetologia Aid della Asl Napoli 1 e presidente dell’Aniad, Associazione nazionale italiana atleti diabetici), Mariano Agrusta (direttore dell’unità operativa dipartimentale di Endocrinologia e diabetologia dell’Ospedale di Cava de’ Tirreni e Costa d'Amalfi della Asl Salerno 1) e Cristina De Fazio (specialista in Scienze delle attività motorie preventive e adattative). Il volume -sessanta pagine corredate da grafici, disegni e fotografie- illustra le ragioni per cui lo sport migliora la gestione del diabete e lo stato di salute, il modo in cui agisce sull’organismo e sul metabolismo, i vantaggi di una pratica regolare, le precauzioni da non trascurare, i tipi di esercizio consigliati e quelli non indicati, le scelte più opportune a seconda della propria condizione personale. La parte tecnico-scientifica (resa più accessibile da un sostanzioso glossario esplicativo) è accompagnata da una rassegna dei campioni dello sport diabetici (più numerosi e celebri di quanto si potrebbe superficialmente credere), dai riferimenti agli aspetti legali che riguardano la materia e da richiami e indirizzi utili per chi volesse approfondire l’argomento.
Il testo -realizzato da Editoriale Giornalidea per la collana “abcdiabete” di Bayer Healthcare/Diabetes Care- è distribuito da Bayer e si può già trovare nei centri diabetologici. Di diabete e sport e di questo libro abbiamo parlato con uno degli autori, il dottor Gerardo Corigliano.
Dottor Corigliano, i diabetici italiani, nella media, fanno abbastanza sport?
“Sì, ne fanno e abbiamo anche dati epidemiologici che dimostrano come, rispetto ad alcuni anni fa, la percentuale di diabetici che fanno attività fisica sia aumentata: ce lo dice il rapporto Dawn (Diabetes attitudes wishes needs), una ricerca internazionale su comportamenti, desideri e bisogni dei pazienti. Dawn Ialia ha appunto rilevato che i diabetici che fanno attività fisica in Italia sono circa il 50%”.
E’ una buona percentuale.
“Sì, l’elemento critico è che, di questo 50%, soltanto un 10-15% la svolge con regolarità: gli altri no, anche per limiti oggettivi, come la mancanza di spazi e di tempo. Però, il concetto che l’esercizio fisico è un mezzo di terapia e di miglioramento della salute si è largamente diffuso”.
Rispetto alla popolazione generale, i diabetici fanno più o meno sport?
Di più. L’indagine Eurobarometer, promossa dall’Unione europea, dimostra come la percentuale di attività motoria sia minore nella popolazione generale rispetto ai diabetici. In questi ultimi anni qualcosa è cambiato, i diabetologi sono attenti a questo aspetto e i diabetici hanno recepito il messaggio. Se hanno una difficoltà nel fare attività fisica regolare non è però è soltanto per carenza di strutture, opportunità, tempo libero, ma anche per un problema culturale: il non sapere bene come, quando, quanto, quali sono i riflessi sulla glicemia, quali sono le precauzioni da prendere, quali sono i benefici che si possono ricevere.; Il nostro libro cerca in qualche modo di contribuire a colmare questa lacuna spiegando tutto questo”.
Lo sport fa bene al fisico, ma è anche d’aiuto dal punto di vista psicologico?
Certamente. Anche su questo aspetto il rapporto Dawn Italia 2007 ci dice le persone con diabete che svolgono attività fisica hanno una qualità della vita percepita migliore di quelle che non ne fanno. Inoltre, da un’indagine nazionale sulle cause della ridotta attività fisica che ho promosso quando ero coordinatore del gruppo di studio di Diabete Italia su diabete e attività fisica emerge che la frequenza dell’autocontrollo è correlata alla quantità di attività fisica svolta. E c’è un rapporto lineare tra quanto movimento i diabetici fanno e quante volte sentono il bisogno di e il; miglioramento, cioè l’abbassamento dei valori, dell’emoglobina glicosilata. Cioè: l’attività fisica fa bene, chi la fa si controlla di più, chi si controlla di più si cura meglio e ha una qualità di vita più alta”.
La vostra promozione a favore dello sport trova ostacoli in messaggi contrastanti provenienti dalla tv, dalla pubblicità, dai modelli di consumo più diffusi?
Gli ostacoli li troviamo soprattutto nel combattere la sedentarietà a livello infantile. E’ su di loro che i messaggi negativi inducono abitudini comportamentali pessime. Oggi infatti ci troviamo di fronte al problema crescente dell’obesità infantile e del diabete nei bambini che ora è diabete di tipo 2, fatto relativamente nuovo. Uno studio accreditato pubblicato sul New England Journal of Medicine correla le ore passate davanti alla tv o alla play station al peso corporeo dei bambini.
Gli adulti invece sono ben disposti verso l’attività fisica?
Sì, lo sono. Anzi, per varie ragioni, come il costo dei farmaci, la crisi della sanità eccetera, sta crescendo la consapevolezza dell’opportunità di utilizzare mezzi economici ed ecologici per curarsi. E l’attività fisica è il principale di questi sistemi.
Il vostro libro si rivolge a tutti i pazienti diabetici?
Sì, ma non soltanto. Vorrebbe infatti essere una piccola guida non solo per le persone con il diabete, ma anche per il diabetologo e per il medico che si appresta a lavorare nel campo di diabete e attività fisica. Il testo può essere destinato agli uni e agli altri, perché ormai il livello di conoscenza dei diabetici è cresciuto al punto tale da permettere loro di comprendere e recepire informazioni di tipo tecnico destinate ai medici. Oggi i pazienti sono così istruiti che possono parlare lo stesso linguaggio del diabetologo.