Attualità
Una campagna di prevenzione di AMD con Slow Food
Chi mangia sano si diverte di più
“Diabete? No, grazie” è un progetto di educazione sanitaria lanciato dall’Associazione medici diabetologi con la collaborazione della nota associazione per diffondere abitudini alimentari più corrette contro i rischi di contrarre la patologia. Prima tappa del programma: un sito internet ricco di informazioni e consigli
L’Associazione medici diabetologi e Slow Food: che cosa possono avere in comune un’organizzazione di medici specialisti che rappresenta il rigore della scienza e un’associazione non profit che -come si legge sul suo sito internet www.slowfood.it– “promuove il diritto al piacere, a tavola e non solo”? Molto più di quanto si creda, perché entrambe lavorano, ciascuna nel proprio ambito, per una vita più sana: non è quindi bizzarro ed è anzi da salutare con soddisfazione il fatto che si incontrino su un terreno caldo come quello della prevenzione del diabete e del rischio cardiovascolare con un importante progetto educativo chiamato “Diabete? No, grazie!”.
L’iniziativa congiunta è partita con la creazione di un apposito sito web (www.diabetenograzie.it) e proseguirà con dibattiti, congressi, pubblicazioni. Scopo è informare e mettere in guardia la popolazione sul rischio-diabete e contribuire a diffondere “stili di vita e abitudini alimentari sani e nello stesso tempo piacevoli”.
Il sito offre innanzitutto un test on line che consente al navigatore di capire, attraverso le risposte a un questionario, se sia a rischio di diabete e che cosa debba fare per evitarlo. Divise in sei sezioni, queste pagine web -curate da Amd e per le quali Slow Food collabora come consulente- forniscono una grande quantità di informazioni e consigli preziosi sulla materia con interventi e articoli di medici ed esperti e con i link per raggiungere altre fonti internet ricche di notizie utili. Vi sono anche testimonianze interessanti che meritano di essere segnalate, come quella del famoso cuoco Alfonso Iaccarino del ristorante Don Alfonso di Sant’Agata dei due Golfi (Napoli), quella del segretario generale di Slow Food Silvio Barbero, quella dell’antropologo Duccio Canestrini.
Il sito ha anche una mascotte, un topolino dalle caratteristiche davvero esemplari: si chiama Psammomys Obesus o Sand Rat (topo della sabbia) e vive nei deserti dell’Africa e del Medio Oriente; se chiuso in gabbia, ingrassa rapidamente e finisce per sviluppare il diabete, ma, una volta rimesso in libertà e in condizione di muoversi, dimagrisce e guarisce. E’ un caso unico fra i mammiferi, perché sappiamo che purtroppo il diabete non “passa”: sappiamo però altrettanto bene che l’esercizio fisico e l’alimentazione equilibrata consentono di tenerlo sotto controllo, temi sui quali giustamente, con spiegazioni, esempi e dati, insistono i materiali presenti sul sito. L’esempio speciale del topino simboleggia quindi il concetto che il modo in cui si vive è determinante per le condizioni di salute e che correggere o eliminare i comportamenti negativi porta a stare meglio.
Girare per www.diabetenograzie.it è molto facile per la semplicità delle indicazioni e piacevole per la accattivante veste grafica e per la estrema chiarezza espositiva dei contenuti, recepibili senza fatica da tutti.
Spiega Luca Monge, direttore di Amd Comunicazione: “Con questo sito vogliamo raggiungere innanzitutto quelle persone che non hanno il diabete, ma che potrebbero esserne colpiti e tutti coloro che vogliono saperne di più. Ma non vogliamo limitarci a sviluppare conoscenza, intendiamo anche suggerire gli interventi da fare: non soltanto l’individuazione dei rischi, ma anche i consigli su come ridurli, Proponiamo schede di verifica dello stato di salute, suggeriamo come cambiare le abitudini alimentari sbagliate senza fare troppi sacrifici. Sulla carta sembra relativamente semplice ottenere risultati, ma cerchiamo di dimostrare che anche nella realtà è più facile di quanto sembra”.
Con questa collaborazione Amd e Slow Food intendono “sensibilizzare i cittadini ad alimentarsi con gusto, ma in modo corretto e bilanciato, nel rispetto delle tradizioni del nostro Paese”, come commenta il presidente dell’Associazione diabetologi Adolfo Arcangeli, convinto che, anche se oggi sappiamo come curare meglio il diabete e come migliorare la qualità della vita dei pazienti, si debba fare tutto il possibile per “ridurre l’incidenza della patologia, ossia il numero di nuovi casi, attraverso quella che viene chiamata prevenzione primaria. E il diabete di tipo 2 può essere prevenuto adottando corretti stili di vita, cioè alimentazione equilibrata e attività fisica”.
Innanzitutto, perciò, è necessario informare i cittadini affinché abbandonino le cattive abitudini e ne assumano di nuove e più sane. E sul buon modo di nutrirsi un’associazione come Slow Food -che dal 1986 in Italia si batte per “l’agricoltura sostenibile, la biodiversità, i diritti dei popoli alla sovranità alimentare e contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche”- ha molto da dire: “una corretta informazione aiuta anche a sfatare alcuni luoghi comuni che considerano i prodotti tradizionali poco salubri, mentre quelli dell’industria agroalimentare risponderebbero meglio alle esigenze di una corretta dieta. Spesso invece ci troviamo di fronte a preparazioni che contengono grassi saturi e idrogenati, conservanti e molte altre sostanze, non proprio toccasana per l’organismo. Una sana alimentazione invece coniuga genuinità e moderazione, dieta diversificata (che privilegia frutta e ortaggi di stagione e prodotti localmente) e attività fisica”.
Il contributo di Slow Food è importante per trasmettere il messaggio che la dieta non deve essere una punizione e che mangiare sano non significa eliminare i piaceri della tavola (uno dei grandi timori di chi è affetto da diabete o ne è a rischio), ma proprio il contrario. “Noi non siamo un club di gourmet -commenta il segretario dell’associazione Barbero- Contestiamo i modelli alimentari dominanti che ci tolgono il piacere di mangiare, appiattendo i sapori, spingendo tutto all’omologazione e introducendo anche rischi (per esempio, con l’uso smodato dello zucchero in tanti piatti). Vogliamo un riequilibrio della produzione, una revisione della filiera del cibo e un ritorno alla tradizione contadina, che è sempre stata attenta alla salute, legata al senso del limite e insieme rivolta alla ricerca del piacere attraverso il cibo. Vogliamo stabilire uno stretto rapporto fra piacere e benessere”.
E se la prevenzione è anche piacevole, allora diventa anche più semplice attuarla.