Breve storia della preparazione di una “strana spedizione”
Mario Zolli
Diabetologo Ospedale di Mirano (Venezia)
Prima di raccontare gli aneddoti che hanno portato alla nascita del D.I.S.K. 2002 (Diabetici Italiani Sul Kilimangiaro) desidero riassumere quali siano i principali messaggi che vogliamo lanciare con la nostra iniziativa.
1) Messaggio di speranza (speranza oltre la difficoltà): il diabetico insulino-dipendente ben controllato che accetta con serenità il suo “disturbo” può condurre una vita normale come tutte le altre persone a tal punto che, allenato e motivato, può ottenere prestazioni sportive di notevole livello (come scalare una vetta di quasi 6.000 metri di altezza).
Questo messaggio deve raggiungere tutti i diabetici perché non si sentano diversi e, attraverso l’attività fisica, trovino un mezzo per aumentare il loro benessere fisico e psichico.
2) Messaggio scientifico: la attività fisica aerobica è un metodo di cura molto efficace. Il suo pregio é quello di essere “dolce” e naturale. La pratica alpinistica ed escursionistica di montagna, svolgendosi in condizioni “aerobiche” e per periodi di tempo prolungati, ottiene risultati “strepitosi” sul controllo della glicemia, che é l’obiettivo principale della cura del diabete.
Poiché é dimostrato scientificamente che, mantenendo la glicemia a valori il più possibile vicino alla norma, le complicanze del diabete sono tenute sotto controllo, ne consegue che l’ attività fisica è strumento formidabile di cura.
3) Messaggio di solidarietà: tutti i fondi raccolti eccedenti il costo della spedizione saranno destinati per la cura dei diabetici della Tanzania (il paese dove si trova il Kilimangiaro) per migliorare la loro possibilità di assistenza.
Sono già stati avviati contatti sia con l’associazione diabetici della Tanzania che con il C.U.A.M.M. (Collegio Aspiranti Medici Missionari) di Padova. E’ nostra intenzione dare carattere di continuità nel tempo a questa iniziativa.
Per la raccolta dei fondi necessari per organizzare la spedizione abbiamo ricevuto aiuto da numerose aziende farmaceutiche. Lo sponsor più generoso, e quindi principale, è Bayer Italia che oltre al sostegno economico ha messo a disposizione l’intelligenza e la disponibilità dei suoi validissimi collaboratori.
Un ultimo ringraziamento alla generosità ed alla lungimiranza dell’AMD Nazionale che, nella persona del suo presidente Marco Comaschi, ha dato alla spedizione una maggiore credibilità scientifica che istituzionale.
E ora veniamo alla spedizione: D.I.S.K. 2002 (Diabetici Italiani sul Kilimangiaro) nasce da due grandi passioni, quella per la montagna e l’alpinismo, che ho nel mio DNA, e quella per la diabetologia. Tutto é iniziato una domenica mattina del Novembre 2000. Sfogliando “lo scarpone”, che é il notiziario nazionale del CAI, sono venuto a conoscenza di una spedizione internazionale di alpinisti diabetici insulino-dipendenti sull’Aconcagua, per il Gennaio del 2001. Il referente italiano era un certo Vittorio Casiraghi accademico del CAI. Sapevo che esistevano degli atleti diabetici molto forti, ma ignoravo che ci fossero anche degli alpinisti diabetici.
Mi sono messo in contatto telefonico con Vittorio e mi sono offerto di fare un po’ di pubblicità alla sua spedizione, vendendogli qualche cartolina. Qualche giorno dopo, sempre per telefono, ho conosciuto Marco Peruffo, un altro partecipante italiano alla spedizione, gli ho detto che quello che stavano facendo era molto bello ed originale, che la cosa mi interessava molto e che mi sarebbe piaciuto conoscerlo personalmente, magari invitandolo al suo ritorno a parlare ai diabetici di Mirano della sua esperienza di alpinista…
Qualche giorno dopo ho avuto una specie di illuminazione e mi sono detto: “Se loro sono riusciti ad organizzare una spedizione internazionale sull’Aconcagua, perché io non posso provare a fare una cosa più piccola, qui in Italia?”.
Così mi é venuto in mente che il Kilimangiaro é una montagna meno impegnativa dell’Aconcagua, più vicina e quindi più accessibile. Ho maturato l’idea della spedizione che ho chiamato con l’acronimo D.I.S.K. A questo punto ho chiesto a Marco e a Vittorio se il progetto in qualche modo poteva interessarli, o per lo meno se nel “manifesto” di annuncio della spedizione potevo dire che in linea di massima due forti alpinisti come loro avevano dato la loro disponibilità a partecipare.
Mi hanno detto si, allora sono partito.
La tappa successiva è stata quella di contattare il dottor Gerardo Corigliano, un “vero pioniere” in Italia dell’importanza dello sport nella cura del diabete. Ho usato appositamente il termine “pioniere” perché non esiste ancora nel nostro paese una cultura dell’attività fisica e della sua importanza, ed oserei dire indispensabilità, nel mantenere lo stato di benessere.
L’ho chiamato e gli ho detto:”Gerardo voglio organizzare un spedizione di alpinisti diabetici sul Kilimangiaro, che ne dici?”. Si è subito mostrato non solo interessato, ma anche entusiasta ed abbiamo cominciato a fare girare la notizia e quindi a lavorare assieme.
Sono arrivate le prime adesioni e si é formato un primo nucleo composto: da Daniele Mirolo un giovane ingegnere di Treviso e dalla moglie Marianna Veronese, giovane anestesista. Quasi contemporaneamente ha dato la sua adesione entusiastica Piero Piccolo di Vicenza, amico di Marco Peruffo, e sportivo dai molti interessi (nuoto, corsa bicicletta montagna).
Attraverso la lettura di un articolo divulgativo, pubblicato su una rivista per diabetici, sono entrati nel gruppo Andrea Ghelardi, uno studente universitario di Pîsa, e Cristina Brachi impiegata di Prato che ha chiesto di poter partecipare con il marito, Roberto Vannucchi. Hanno preso molto sul serio la cosa ed hanno iniziato ad allenarsi in Toscana per conto loro, mentre noi organizzavamo in Veneto le prime uscite di allenamento. Poi si sono aggregati al gruppo Luca Tollin, un giovane che abita vicino a Mirano. E’ un alpinista molto forte soprattutto nella arrampicata sportiva. Tramite Marco abbiamo contattato Alberto Ghelli che è stato un fortissimo maratoneta (ha corso per ben tre volte la Faenza-Firenze, corsa di cento chilometri!).
Contemporaneamente ha aderito a D.I.S.K. 2002 Mauro Sormani, un giovane atleta eccezionale. Fondista provetto (26° classificato alla ski-marathon dell’Engadina alla media di 26 km l’ora!). Nelle gare di corsa in montagna fa in un’ora 1.500 mt di dislivello!
Da Torino ha dato il suo OK Ilaria Carpen, ricercatrice della Regione Piemonte, esperta sci-alpinista, con alle spalle una ascensione di una vetta himalayana di 6.000mt.
Di Marco e Vittorio é sufficiente dire solo tre parole: sono alpinisti fortissimi! Adesso diciamo qualcosa di Aldo Maldonato: è un professore universitario di Roma che si interessa di educazione terapeutica (é presidente della società europea Educazione Diabete). E’ anche un buon sci-alpinista ed ha scalato una vetta di 6.000 mt di altezza in Patagonia. Per inciso con i suoi 56 anni é il “nonno della spedizione”. Tra gli ultimi arrivati c’é la dottoressa Paola Pavan, medico sportivo che il prossimo settembre parteciperà come medico ufficiale della spedizione sul Cho Oyu della quale saranno protagonisti Marco e Vittorio. Di Gerardo Corigliano voglio dire che é stato un ottimo collaboratore organizzativo con il quale durante il congresso nazionale dell’ AMD di Torino abbiamo lavorato alla ricerca tenace e metodica degli sponsors, senza i quali la spedizione non sarebbe stata possibile.
Gerardo va anche elogiato per l’ impegno con cui si sta allenando: ha deciso di partecipare in prima persona solo da pochi mesi (prima aveva dei problemi con un ginocchio). Sono felice che stia scoprendo la bellezza della montagna prima a lui sconosciuta! Se arriverà in cima al Kilimangiaro (cosa che gli auguro di tutto cuore) rischia di passare alla storia come uno dei pochi napoletani (forse l’unico) che ha scalato la vetta! Di me come alpinista dico che ho scalato le principali vette dolomitiche per le vie “normali”, ho partecipato nel 1997 ad una spedizione in Himalaya e che nel 1998 sono salito in vetta al Toubkal, la montagna più elevata del Marocco (4.100 mt) e che spero, come tutti i partecipanti, di arrivare in cima al Kilimangiaro.