Leonardo Visentin, un comico dei social media a confronto col diabete

“Come mai Jessica ti chiama Leonansia?”
“Perché mi preoccupo molto per il suo diabete”, mi risponde ridendo. “Quando esce di casa le chiedo sempre se si è ricordata il glucometro, l’insulina, lo zucchero…”
“E ti spaventa il fatto che abbia il diabete?”
“No, non mi spaventa”, mi risponde. Poi ci pensa a dice: “il diabete non mi spaventa, ma spaventa”.
È complessa la questione. In pratica, nella sua risposta ci leggo: non mi spaventa il fatto che la persona che amo abbia a che fare con una patologia cronica. Mi spaventa il fatto che la persona che amo possa star male per questa patologia cronica.

La persona amata di cui stiamo parlando è Jessica Zanardo, autrice di “La vita di un’altra”, uscito per Santelli Editore. Il mio interlocutore è il suo fidanzato Leonardo Visentin, un comico dei social media, come si definisce lui, e questa è la sua pagina Facebook. Spassoso e divertentissimo il continuo confrontarsi con le sue origini venete.

“Si può ridere del diabete?”, gli chiedo.
“Si deve. È necessario”, mi risponde. “Quello che non si deve fare è scherzare col diabete”.

 

Lo sanno bene loro, una coppia giovane, legata da un paio d’anni, ma matura, profondamente complice, all’interno della quale il diabete ha scavato un proprio spazio, imponendo addirittura una scissione temporale. Leonardo divide la sua, la loro vita, in due fasi: Pre-Malta e Post-Malta.
“Cos’è successo a Malta?”
“Un medico ha fatto un errore gravissimo, iniettando 30 dosi di insulina a Jessica, invece di 3. È stato tremendo vedere che la glicemia continuava a scendere e non risaliva più. Il giorno più brutto della mia vita. Per fortuna siamo corsi in ospedale e sono riusciti a sistemare le cose. Siamo stati 12 giorni a Malta, ma non ci siamo più ripresi da quell’evento”.
Io me li immagino e non me li immagino questi due ragazzi.
Perché una cosa così, la puoi pensare, ma per capirla davvero, va vissuta.

Mi immagino la scena quindi, ma non il sentire.
Mi immagino la paura, quando ti si appiccica addosso, quando diventa uno strato di pelle e ti senti così piccolo di fronte a cose così grandi, come la vita e la morte.
Quella paura ha creato una cesura nella loro vita. Un prima e un dopo.
Un evento traumatico che è solo loro. E penso alle tante interviste fatte in questi anni, alla vita di ogni persona col diabete che sempre ha un prima e un dopo di questo calibro.

Sarà per questo che Leonardo – come Jessica – è così bravo a stare nel presente. A pensare alle cose di adesso, a vivere il momento, il contingente.
Ci pensa al futuro, sì, al fatto che vuole viaggiare, che è innamorato dell’Italia, che desidera meno ore di lavoro per Jessica, che forse un giorno si trasferiranno in Toscana. Chissà.
Per il momento vivono con gioia la loro dimensione a due, la serenità di una casa dove ritrovarsi la sera, l’accudimento dell’uno verso l’altro, i video da fare per i social, il racconto di uno spaccato di vita nel quale ci si può riconoscere. La loro post-Malta.

E lui si è accordato talmente bene sulle note di Jessica, che gli è capitato, nel pieno della notte di svegliarsi immaginando una sua ipoglicemia e, in effetti, così era.
“Io sono scientifico e logico e quando accadono queste cose mi sento un po’ frastornato e incredulo. È un po’ come sentissi quello che sente lei”.
Un mistero, che forse non è neanche un mistero. È che volersi bene, fa quegli scherzi lì.

“Cosa consigli a chi come te, anche se non direttamente, ha a che fare col diabete?”
“Io credo sia molto importante stare vicino all’altra persona, tenerla d’occhio. Essere disponibili, presenti, ma allo stesso tempo spingere verso l’indipendenza. Non ci si deve trasformare in crocerossini. Una persona con diabete ha bisogno di essere completamente autonoma”.
Credo che questa frase bene riassuma la caratura di Leonardo, e anche avvalori un mio personale pensiero di sempre: i comici hanno a che fare con la profondità delle cose e per questo sono destinati a indagare, quotidianamente, la realtà.
Al miraggio lusinghiero di sentirsi indispensabile per qualcuno, Leonardo preferisce la verità della necessaria e importantissima indipendenza. Come dargli torto?

A cura di Patrizia Dell’Argine