Telemedicina, servizi web-based, dispositivi indossabili, app per smartphone e non solo: negli ultimi anni, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono diventate fondamentali per la nostra salute. In particolare, recentemente sono emersi i servizi sanitari da fruire attraverso i dispositivi mobili che possono essere riassunti sotto il termine di mHealth, che si riferisce soprattutto alle tecnologie basate su smartphone e app. Rispetto agli altri servizi sanitari digitali fruibili tramite computer, i servizi di mHealth hanno la potenzialità di essere utilizzati con maggiore frequenza e flessibilità, senza limitazioni legate al tempo e al luogo: tutto ciò permette di migliorare l’efficienza dell’assistenza sanitaria e aiutare le persone a gestire meglio le condizioni croniche come il diabete.
Eppure, non bisogna dimenticare che le malattie croniche colpiscono soprattutto le persone anziane, il cui numero, peraltro, è destinato ad aumentare sempre di più: nonostante i notevoli vantaggi che sembra riservare la mHealth per la gestione del diabete, poco si sa ancora sulla percezione di quest’ultima da parte delle persone anziane e sulle possibili barriere che esse possono incontrare nell’adozione di app e dispositivi mobili per la salute. Indagare questi aspetti è fondamentale per capire come soddisfare le esigenze degli anziani nell’utilizzo delle tecnologie digitali, in modo da migliorare l’assistenza sanitaria nei loro confronti e, quindi, aumentare significativamente la qualità della vita.
mHealth e diabete in una società che invecchia
La nostra è una società che sta invecchiando: secondo recenti proiezioni, la regione dell’Unione europea, che già è la regione più anziana al mondo, nei prossimi decenni vedrà un ulteriore incremento della popolazione anziana, fenomeno dovuto soprattutto alla diminuzione del tasso di natalità e all’aumento dell’aspettativa di vita. Nel 2000, infatti, l’Ue contava 61 milioni di persone di età pari o superiore a 65 anni (il 16% della popolazione totale, rispetto ai 34 milioni del 1960): secondo Eurostat, questo numero è destinato a salire, fino a raggiungere, entro il 2050, oltre il 30% della popolazione. Per questo motivo, prodotti e servizi dovrebbero essere adattati ai bisogni e alle preferenze del numero crescente di anziani, e contribuire a creare una società coesa e inclusiva anche tra le diverse generazioni.
Per questo motivo, negli ultimi anni sono sempre di più gli studi nell’ambito della cosiddetta gerotecnologia, che indagano in che modo le tecnologie possono contribuire a garantire alle persone buona salute, una partecipazione completa alla società e un’indipendenza per tutta la durata della vita, anche in età avanzate. Le aree specifiche di ricerca nella gerontecnologia includono, tra le altre, l’impiego delle tecnologie digitali per le persone anziane sul posto di lavoro, nella vita domestica quotidiana e, soprattutto, nell’assistenza sanitaria.
Preservare una buona salute è un fattore cruciale per garantire una buona qualità della vita nelle persone anziane, che spesso sono colpite da condizioni croniche associate all’invecchiamento. Tra esse vi è anche il diabete, soprattutto quello di tipo 2: secondo alcuni studi condotti negli Stati Uniti, circa il 40% della popolazione adulta con diabete ha un’età superiore ai 65 anni e circa 1 persona di età pari o superiore a 65 anni su 5 ha ricevuto una diagnosi di diabete.
Abbiamo già visto in diversi articoli quanto le tecnologie digitali si stiano progressivamente affermando nella gestione di condizioni croniche come il diabete. Negli ultimi anni sono stati sviluppati sempre più strumenti di mHealth che supportano le persone nel monitoraggio e controllo del glucosio, ma che offrono anche strumenti psicologici (soprattutto con tecniche tipiche della terapia cognitivo-comportamentale) e psico-educativi per l’autogestione di questa condizione. E questo vale anche per le persone anziane, che solitamente sono quelle meno avvezze all’uso di tecnologie mobili: una recente revisione sulla mHealth nelle persone di età superiore ai 65 anni con diabete di tipo 2 ha rilevato che, adottando soluzioni digitali per la gestione del diabete, sono stati riscontrati miglioramenti nei valori della glicemia, nei comportamenti di autogestione e nell’aderenza ai farmaci.
Tuttavia, negli stessi studi sono stati riscontrati problemi di aderenza a lungo e medio termine nell’utilizzo di queste tecnologie: a un tratto, nonostante i benefici ottenuti, per buona parte delle soluzioni digitali considerate vi era qualcosa che scoraggiava le persone a utilizzarle. Ecco perché è utile e importante indagare le percezioni e le eventuali barriere che si creano tra le persone anziane e le tecnologie di mHealth.
Percezioni, barriere e soluzioni
È quanto si è proposto di fare un gruppo di ricerca britannico che ha raccolto i risultati di due differenti studi condotti a Londra, complementari tra di loro, per indagare cosa pensassero le persone anziane relativamente ai servizi di mHealth attraverso questionari, interviste qualitative e un workshop.
Nel primo studio sono state coinvolte 30 persone anziane, a cui è stato proposto un questionario e un’intervista semistrutturata sulle loro percezioni riguardo le tecnologie di mHealth, in particolare sull’utilità, la facilità d’uso e quanto esse fossero efficaci nel controllo del comportamento.
Il secondo studio, invece, prevedeva un workshop di 12 partecipanti, tra cui 8 che avevano partecipato alla prima fase, in cui essi testavano app selezionate di mHealth, tra cui una di monitoraggio e gestione del diabete, che comprendeva funzioni come la possibilità di registrare il livello di glucosio nel sangue, i carboidrati assunti e un calcolatore per formulare la dose di insulina più adatta. Dopo di che i risultati derivanti dal primo e dal secondo studio sono stati confrontati per individuare, oltre alle percezioni, anche le possibili barriere all’utilizzo dei dispositivi di mHealth.
Nonostante lo studio non analizzasse unicamente gli strumenti di mHealth per il diabete, sono emersi risultati e prospettive interessanti anche per questo ambito. In primo luogo, l’utilità dei servizi di mHealth è stata associata alla compatibilità con lo stile di vita delle persone anziane e alla qualità delle informazioni sanitarie presenti al loro interno, che dovrebbero non solo essere di facile comprensione, ma anche evitare di spaventare gli utenti, specie se anziani. Le percezioni sulla facilità d’uso si riferivano soprattutto agli elementi dell’interfaccia di un’app, come il testo e le icone.
Eppure la grande quantità di informazioni da inserire in alcune app spesso scoraggiavano le persone anziane ancora prima che iniziassero a usarle, peggiorando l’esperienza d’uso: questo valeva soprattutto per app di monitoraggio delle calorie e l’app di gestione del diabete (“Funzionerà solo se inserisco dati accurati. […] È impossibile per me farlo ad ogni pasto”, ha detto un partecipante nel secondo studio).
Inoltre è emerso come l’accesso alla tecnologia influisse sull’adozione delle app mHealth da parte degli anziani: molti di essi, infatti, non aggiornavano i propri dispositivi mobili o servizi Internet, peggiorando l’esperienza d’uso, oltre al fatto che lo studio ha rilevato un divario generazionale che creava barriere di comprensione tra i partecipanti al workshop anziani e chi doveva spiegare loro come si utilizzassero gli strumenti. Tra le altre barriere rilevate, vi era una percezione di scarsa affidabilità, la preferenza per utilizzare strumenti meglio conosciuti (ad esempio chiamare il proprio medico piuttosto che interagirci tramite app) e, soprattutto nei partecipanti con diabete, la percezione di non averne bisogno a lungo termine (“Il mio diabete è sotto controllo e non credo di aver bisogno di un’app per gestirlo“, ha dichiarato un partecipante nel primo studio).
Sulla base di questi risultati, gli autori hanno proposto alcune soluzioni per il futuro della mHealth: migliorare alcuni aspetti prettamente tecnici dei servizi digitali, inserire sempre una prova gratuita delle app, chiarire le informazioni sanitarie contenute al loro interno e promuovere la progettazione partecipata, in cui vengono valutate esigenze, bisogni e opinioni delle persone anziane e che potrà aiutare a creare servizi di mHealth a beneficio di tutti, nessuno escluso.
A cura di Chiara Di Lucente
Fonti:
- Pan J, Dong H, Bryan-Kinns N Perception and Initial Adoption of Mobile Health Services of Older Adults in London: Mixed Methods Investigation JMIR Aging 2021;4(4):e30420 doi: 10.2196/30420 PMID: 34807836
- Plaza I, Martín L, Martin S, Medrano C. Mobile applications in an aging society: status and trends. J Syst Softw 2011 Nov;84(11):1977-1988.
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