Progetto Serena: Roberto Zampieri ci parla di cani allerta diabete e di un protocollo che valica i confini nazionali

Ho conosciuto Roberto Zampieri anni fa, a Verona.
La storia che avevo ascoltato via telefono mi appassionava, e volevo vedere di persona di cosa si trattasse. Sono stata accolta nel giardino della splendida Villa Arvedi da un gruppo di persone sorridenti, tutte accompagnate dal proprio cane e tutte col diabete.

Si respirava il classico fermento irresistibile che accompagna e precede la creazione di qualcosa di nuovo.
C’erano entusiasmo, fiducia, ma anche apprensione.
Come per tutte le cose che partono da zero, c’era anche la possibilità di sbagliare qualcosa, o di fallire del tutto, e loro ne erano perfettamente coscienti. Ma così non è stato.
Certamente bisognava essere un po’ folli per realizzare quello che, in questi anni, Progetto Serena è riuscito a realizzare.
C’era da essere un po’ folli per dedicarci tutto quel tempo – sottraendolo alla propria vita privata e alla propria famiglia – per non mollare nonostante la quotidiana fatica, per scegliere di essere una Onlus no profit e per continuare poi a sceglierlo, consapevolmente, giorno dopo giorno.

La buona notizia è che questa “follia” messa in moto da un piccolo gruppo di sognatori ha contagiato tutti.
“Siamo letteralmente esplosi, e oggi siamo presenti in tutta Italia. Abbiamo formato decine di istruttori. Soltanto tra Roma, Ancona e Napoli sono 80. Stiamo facendo corsi in Sicilia e in Sardegna. E il 5 ottobre porteremo il progetto anche a Barcellona. Inoltre siamo in contatto con Irlanda, Romania e Inghilterra”, mi racconta Roberto.
“Sono felice perché il tempo ci ha dato ragione. La metodologia addestrativa intrapresa è quella corretta. La relazione tra cane e padrone è il punto chiave dell’intero protocollo (ndr: protocollo interamente creato dal responsabile cinofilo Roberto Zampieri, un metodo che rimane ad uso esclusivo di Progetto Serena Onlus). Ad oggi, la percentuale di errore è bassissima. È impensabile che il cane possa essere addestrato, in totale autonomia, senza la presenza attiva del padrone. Il cane deve essere messo nella posizione di comprendere che quello è il suo compito, e il ruolo che ha nella famiglia, così come accade per qualsiasi altro componente. E questo lo gratifica”.

E così, dopo un addestramento di due anni, il nostro amico a 4 zampe diventa un cane allerta diabete. Cosa significa? Che è in grado di riconoscere e segnalare le crisi ipo e iperglicemiche del suo padrone.
“Si tratta di un percorso lungo e impegnativo, per cui, quando riceviamo una richiesta, viene fatta una valutazione della famiglia, e si cerca di comprendere il grado di motivazione. Devo dire che, secondo la nostra esperienza, le famiglie con bambini piccoli col diabete non deludono mai. Ultimamente un genitore mi ha detto: Il beneficio più grande che ne abbiamo ricevuto consiste nel fatto di aver ripreso a dormire la notte. Prima eravamo costantemente in apprensione. Inoltre, non è da sottovalutare mai quanto la presenza di un animale sia positiva per la crescita di un bambino.”

È doveroso sottolineare ancora una volta che Progetto Serena si basa sul volontariato. Il costo dei 2.700 euro, che copre i due anni di addestramento del cane, riguarda esclusivamente il rimborso delle spese vive degli addestratori che con un proprio mezzo raggiungono autonomamente la casa del paziente e del rispettivo cane da addestrare. Una volta a settimana, per due anni. A fronte dei prezzi proibitivi delle pochissime realtà esistenti sul territorio italiano e internazionale per la preparazione dei cani allerta, Progetto Serena Onlus si prefigge di arrivare a tutti coloro che convivono col diabete, come si legge sul loro sito.

E così, un passo alla volta, questa realtà ha avuto riscontri e riconoscimenti, arrivando addirittura all’Ariston di Sanremo, l’8 giugno. Infatti, i ricavati del tour Abba Celebration (un live show che attraversa tutta la storia degli Abba dal ’74 all’82) sono stati donati a Progetto Serena. Dopo aver cantato l’inno ufficiale “The Colours of Rainbow”, a fine concerto è stato donato un cane addestrato a una persona con il diabete della Regione Liguria.
Allo stesso modo, con i proventi del secondo libro di Progetto Serena “Un cuore con la coda”, verrà donato un cane addestrato a una signora disabile col diabete di Torino.

Insomma, quel fermento che si respirava anni fa, non è sparito. Anzi. Ed ora sono in tanti a condividerlo.
La gioia del fare li ha portati fino a qui; auguro a tutti loro che non li abbandoni mai.

A cura di Patrizia Dall’Argine