Fulcro di “Farm&Dia” è un corso di formazione per farmacisti, che tratta -sotto la guida degli esperti- le principali problematiche relative al diabete e li metta in grado di dare ai pazienti risposte e consigli validi. Per il momento i corsi (di due giorni, seguiti a distanza da un master di verifica) riguardano quattro città-pilota: Udine, Reggio Calabria, Messina e Prato. Poi il progetto potrà estendersi a tutta Italia, sfruttando la capillare distribuzione sul territorio delle sezioni della Amd e delle associazioni provinciali dei farmacisti, rappresentative delle 17.500 farmacie diffuse dappertutto.
Due gruppi coordinano il progetto: per i diabetologi, oltre a Perrone, Adolfo Arcangeli di Prato (presidente eletto di Amd), Claudio Noacco di Udine, Pietro Pata di Messina; per Federfarma, Damiano Degrassi di Udine (vicepresidente nazionale della Federazione dei farmacisti), Consolato Arcudi di Reggio Calabria, Augusto Luciani e Silvia Pagliacci di Perugia. Finora si sono tenuti già due corsi: a Grado, per l’area che fa riferimento a Udine, e a Villa San Giovanni, per la zona di Reggio Calabria.
Racconta il dottor Perrone: “L’idea mi è venuta circa un anno e mezzo fa: ho pensato che fosse opportuno coinvolgere in maniera attiva il farmacista e la farmacia, in quanto luogo frequentato assiduamente dai diabetici, in modo che l’atto di distribuzione del farmaco e dei presidi possa diventare anche atto di rinforzo educativo, visto il rapporto particolare di confidenza e consuetudine che si instaura tra paziente e farmacista. Ne ho parlato con i vertici regionali e poi nazionali di Federfarma e l’idea è piaciuta”.
A ogni corso partecipano cinquanta farmacisti, i temi approfonditi vanno dall’autocontrollo della glicemia, al piede diabetico, dalla terapia insulinica alle ipoglicemie, dalla prevenzione delle complicanze al diabete in gravidanza. Da queste giornate, con il coordinamento dei formatori della Amd, scaturiranno elaborati che serviranno come base per la discussione e poi per la diffusione del progetto in tutta Italia.
Amd e Federfarma intendono raggiungere con “Farm&Dia” un obiettivo ambizioso. “Vorremmo -continua Perrone- creare in ogni farmacia un punto-diabete, cioè avere in ogni farmacia una persona ferrata, che sappia rispondere alle domande dei pazienti, dar loro consigli e informazioni. Si sa che, specie nelle grandi città, tra una visita e l’altra passano molti mesi e nel frattempo al paziente possono sorgere dubbi e interrogativi. Pensiamo anche al diabetico appena uscito dall’ospedale, che magari non ricorda bene dove e come farsi l’insulina.
Consideriamo poi che nei centri più piccoli può mancare il medico, non c’è il diabetologo, ma difficilmente manca il farmacista.
Ci sono quindi quesiti sui quali il paziente si rivolge proprio al farmacista e questi deve poter dare una risposta che sia il più possibile controllata: ecco perché occorre che il farmacista sia preparato su questa materia, di cui oggi non ha una conoscenza particolarmente approfondita.
Noi vogliamo creare attorno al paziente una rete di operatori che dia sempre risposte uguali e univoche”.
Di questa rete, naturalmente, è parte essenziale anche il medico di medicina generale, “senza il quale -osserva ancora Perrone- un progetto come questo sarebbe un fallimento. Questa prima fase riguarda i farmacisti, ma, quando si passerà alla diffusione del progetto sul territorio nazionale, saranno coinvolti anche i medici di base, perché sono il primo anello della catena attorno al paziente”.
Per i farmacisti, i corsi di “Farm&Dia” saranno una tappa formativa fondamentale, ma non la sola. “E’impensabile -commenta il dottor Perrone- che diventino esperti di diabete in due giorni, il corso deve essere da stimolo per un aggiornamento continuo e per un’attenzione particolare alla patologia diabetica. Nostro scopo è quindi quello di studiare il modo migliore per stabilire un dialogo costante e regolare”.
Un farmacista ben preparato, negli intenti degli organizzatori, può fare anche qualcosa di più che rispondere al paziente, se interpellato: può essere parte attiva, parlare, suggerire, consigliare e fare così prevenzione. Osserva, infatti, Perrone: “Troppe volte le diagnosi di diabete sono fatte dal cardiologo o dall’oculista, cioè tardi, quando già si sono sviluppate le complicanze. Noi non chiediamo certo ai farmacisti di trasformarsi in detective sanitari, ma di sfruttare quel rapporto confidenziale con il paziente per dare informazione, magari con una battuta, una domanda, un suggerimento consapevole”.