1921: Frederick Grant Banting scopre l’insulina nel pancreas, ivi prodotta da cellule riunite in isole, già descritte da Paul Langerhans nel 1869. E’ la scoperta del secolo.
Due gruppi uno romeno capeggiato da Paulesco e uno canadese di Banting e Best mettono a punto, all’insaputa l’uno dell’altro, una metodica atta ad estrarre l’insulina dal pancreas degli animali da macello.
L’ormone somministrato per iniezione, salva da morte sicura i giovani diabetici: il primo a trarre beneficio da tale terapia è Leonard Thomson, un ragazzo diabetico di 14 anni.
1925: Jack E. Eastwood comincia la registrazione sistematica in ogni dettaglio della terapia insulinica, dei pasti, dell’attività fisica, dei risultati degli esami delle urine; il paziente varia le dosi di insulina rapida che si inietta sia in fase pre- che postprandiale sulla base dei risultati e non seguendo uno schema fisso prestabilito.
E’ il primo esempio di autocontrollo che porta all’autogestione.
1933-1949: Margherita Silvestri Lapenna scrive “Come si deve alimentare un diabetico” (’39) mentre R.D. Lawrence scrive “The diabetic life” (’33), Gerhardt Katsch “ABC fur Zuckerkranken” (’33), Giuseppe Alberti “Consigli ai diabetici” (’37), M.S. Lapenna: “Libro del diabetico” (’49).
1926: viene fondata la prima Associazione di diabetici (Portogallo).
1933-1934: vengono fondate le Associazioni di diabetici inglese e francese.
1935: il danese Hagedorn mette a punto la prima formulazione di insulina-protamina (ritardo).
1936: gli americani Fischer e Scott mettono a punto la prima formulazione di insulina-protamina-zinco.
1949: M.S. Lapenna fondatrice dell’Associazione per la difesa degli interessi dei diabetici (AID) apre la Scuola per diabetici.
1950: dalle metodiche sopra riportate derivano pratiche opportunamente modificate ad uso domiciliare per diabetici cautamente istruiti.
1954: compare il Clinitest AMES che contiene in una compressa i reattivi della metodica Benedict; il calore necessario alla reazione è generato dalla stessa compressa: la reazione genera un colore da confrontare con apposita scala.
1955: compare l’Acetest AMES per la ricerca dei corpi chetonici nell’urina (metodica al nitroprussiato di sodio di Legal e Rotbera).
1956: sulla scia del Clinitest e Acetest AMES compaiono in commercio prodotti a base di polveri contenenti i reattivi del metodo di Nylander e di Lange e Gerhardt.
1952-1954: compaiono i primi “diari” dove il valore della glicosuria deve essere segnalato con pittoreschi triangolini colorati; questo tipo di registrazione è ritrovabile ancora negli anni ’70.
1956: A.S. Keston e J.P. Corner alla “American Chemical Association, Dallas – Texas” presentano la prima striscia reattiva per la determinazione della glicosuria con metodica enzimatica (glucosio-ossidasi): nasce il Clinistix della AMES.
1957: compare il primo esempio di autocontrollo domiciliare della glicemia; M. Bussi diabetico di 4 anni viene controllato dal padre (chimico) con il metodo colorimetrico di Crecelius-Seiffert.
Nello stesso anni inizia la sperimentazione del Destrotest AMES (prima striscia reattiva per la determinazione del glucosio su sangue capillare).
1964: compare sul mercato la striscia Destrostix AMES per la determinazione della glicemia: la striscia, dopo 60″ di contatto con il sangue necessita della rimozione dello stesso mediante lavaggio con acqua.
La reazione è enzimatica. La rivoluzione è tale che ancor oggi, in ospedale, si tende a identificare l’esecuzione della glicemia al paziente con l’espressione “fare un destro” .
1967: compaiono i primi “lettori” della reazione cromogena, differenti dai colorimetri già presenti in laboratorio da decenni perché funzionano con la lettura della luce riflessa dalle aree reattive delle strisce e non con la lettura della luce che “passa” attraverso il campione; per tale motivo vengono chiamati reflettometri.
Il capostipite di questi apparecchi si chiama Glucose Reflectance Meter AMES.
1968: dall’Acetest AMES nasce il Ketostix, prodotto per la determinazione dei corpi chetonici nell’urina e, via via, il Ketodiastix (glucosio e chetoni) e il Labstix (glucosio, chetoni e proteine) sempre AMES.
1970: vengono studiati i primi “algoritmi” per variare il dosaggio dell’insulina o degli OHA al variare del grado di controllo.
1976: l’uso di questo apparecchio si diffonde, oltre che nei Pronto Soccorso “evoluti”, anche presso le Divisioni di Diabetologia, per l’esecuzione dei profili glicemici.
1978: altre ditte si cimentano con successo in questo campo.
1987 circa: gli sforzi sembrano orientati a migliorare i “software” di cui sono dotati gli apparecchi: compaiono apparecchi dotati di memoria più o meno “estesa”.
Insieme alla “memoria” compaiono i primi “programmi” di gestione dati glicemici, per ottenere statistiche, grafici, tabelle, e, in ultima analisi, notizie utili per la gestione della malattia.
1988: fa la sua comparsa sul mercato il primo reflettometro che cerca di ridurre una variante negativa: l’errore tecnico umano. Tale strumento inizia il conteggio automaticamente, non ha bisogno di “pulizia della striscia” o altre procedure.
Su questa scia nascono altri validi reflettometri. Nelle strisce reattive a loro dedicate, la reazione modifica il colore dell’area reattiva sul “retro” della striscia e la lettura può avvenire senza la rimozione del sangue in eccesso.
Nasce la tecnologia elettrodo-sensore. Negli strumenti che funziona con questa metodica il dato glicemico è espressione della quantità di corrente elettrica prodotta dalla reazione che si sviluppa sulla striscia reattiva.
1992: un’azienda giapponese produce il primo strumento che unisce alla metodica elettrochimica (elettrodo-sensore) l’aspirazione per capillarità del sangue.
Si assiste nuovamente ad una vera rivoluzione. Il campione viene aspirato automaticamente dalla striscia reattiva nella giusta quantità; la quantità di sangue per l’esecuzione del test viene ridotta ad un decimo di quella fino ad oggi necessaria; l’avvio del test è automatico così come l’accensione e lo spegnimento dello strumento. Glucometer Elite della Bayer ha queste caratteristiche.
1997: viene lanciato Glucometer Esprit, che unisce agli indiscussi pregi dello strumento Glucometer Elite la possibilità di avere 10 strisce reattive sempre pronte all’uso.
Non è più necessario uscire di casa portandosi appresso uno scomodo flacone di strisce reattive, poiché un disco alloggiato nello strumento permette l’esecuzione di “10 glicemie” dovunque.
1999: l’insulina a concentrazione U-40 abbandona la scena anche in Italia a favore di quella a concentrazione più elevata U-100.